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Caso Liani, i giudici lo assolvono: nessuna resistenza a pubblico ufficiale

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Ha sempre gridato la sua innocenza in ogni sede. Ora un tribunale riconosce la sua verità.

Era stato condannato in primo grado ad un anno e tre mesi ma la Corte d’appello dell’Aquila lo assolve perché “il fatto non sussiste“.

La storia di Gianni Liani ha dell’inverosimile come abbiamo già raccontato su Zoned’Ombra. In seguito ad una perquisizione, venne fermato e, a quanto riferito dallo stesso Liani, picchiato dagli agenti. “Il 4 febbraio 2010 – ci raccontò – sono stato fermato senza motivo e senza mandato proprio fuori il portone della mia palestra“. Fu invitato a salire in auto e gli agenti, secondo la sua ricostruzione, lo portarono in casa dove fu subito ammanettato. “Iniziarono a pestarmi. Uno degli agenti mi è saltato addosso strappandomi la maglietta e dandomi addirittura un morso sul trapezio dorsale sinistro“. 

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A quel punto Liani presentò una denuncia contro i carabinieri ma che successivamente fu archiviata. Dovette rispondere però dell’accusa di resistenza a pubblico ufficiale per cui fu condannato in primo grado. I giudici aquilani ribaltando la sentenza dei colleghi di primo grado, hanno assolto Liani aggiungendo che non è possibile escludere il fatto che il giovane di San Giovanni Teatino (Ch) possa essere stato picchiato dai militari. In definitiva gli ematomi riportati sul corpo di Liani sarebbero incompatibili con una caduta e con una seppur vivace colluttazione.

ZdO

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