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Caso De Fanis: Repubblica continua la mattanza. Rimosso video intercettazioni per alcune ore

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Da circa le 21 di ieri sera e per tutta la notte, dal quotidiano online, non è stato possibile accedere al video che riportava il colloquio tra De Fanis e l’imprenditore Andrea Mascitti. Pubblicazioni di questo tipo possono essere impugnate per il diritto alla privacy. Ma fino ad un certo punto. Pm e Odg in silenzio sulla questione.

Da circa le 21 di ieri sera e per tutta la notte, dal quotidiano online, non è stato possibile accedere al video che riportava il colloquio tra De Fanis e l’imprenditore Andrea Mascitti. Pubblicazioni di questo tipo possono essere impugnate per il diritto alla privacy. Ma fino ad un certo punto. Sul tema né le procure né l’Ordine dei Giornalisti intervengono. Un’inchiesta viene aperta, però, sulle fughe di notizie a politici che avrebbero informato l’ex assessore del procedimento a suo carico. L’audio diffuso nella giornata di ieri da ‘Repubblica.it’ era stato registrato da Mascitti durante un incontro che ebbe con De Fanis e la segretaria. Nel colloquio si parlava di cifre e, in particolare, del preventivo per il Premio Nascimbene. “Queste sono le spese vere? 2300 euro? Allora chiedi quattro… Questo è quello che deve venire a me…”. Questa frase, secondo Repubblica.it, sarebbe la prova regina della tangente che De Fanis avrebbe chiesto a Mascitti. La conversazione va avanti ma, stando almeno al video diffuso, non dimostrerebbe nulla. Nonostante tutto il quotidiano di De Benedetti continua a centellinare pezzi di intercettazioni segretate. In realtà sulla vicenda esiste comunque molta confusione. Una volta che le ordinanze e le motivazioni, ad esempio di una perquisizione, vengono comunicate alle parti, da quel momento il materiale non è – tecnicamente – pubblico ma è pubblicabile. Intanto vogliamo ricordare alle “superstar” del giornalismo e della giustizia, nonché all’Ordine dei Giornalisti, che esiste, nel nostro ordinamento, “il principio della libertà e segretezza di ogni forma di comunicazione è sancito all’art. 15, della Costituzione, che al comma 1 afferma che «la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. Chi dovrebbe intervenire su questa norma? Non si capisce. Dunque l’unica arma di difesa per il malcapitato è di entrare nel merito della notizia e chiedersi: è un documento, quello pubblicato, d’interesse pubblico oppure no? Nel caso Berlusconi, tanti sono stati gli abusi ma nessuno ha chiesto una commissione d’inchiesta. Però i fascicoli vengono aperti solo quando le fughe di notizie riguardano i politici. Certo, un conto è informare i soggetti interessati ai procedimenti durante le indagini, un conto è rendere pubblici stralci di intercettazioni a chiusura del procedimento. Ma perché la stampa non racconta che di questa inchiesta sapevano tutti e non solo i vertici del Pdl? Se lo sapevano tutti non è che per caso si è iniziata una certa campagna elettorale? E a chi giova certe pubblicazioni: ai giornalisti che si sciacquano le bocche per reprimere le loro insoddisfazioni personali o alla Giustizia? O alla politica? Chiediamo all’Ordine dei giornalisti quanto ci sia di “notiziabile” nello sbattere in prima pagina rapporti personali tra persone con presunti rapporti sessuali. Ah, forse l’interesse a vendere copie. Forse.

ZdO

 


 



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