Il testo del decreto Carige, appena stato firmato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è identico a quello al testo del Dl 237/2016, quello approvato dall’allora governo Gentiloni per i salvataggi di Mps, Pop Vicenza e Veneto Banca. La bozza del nuovo decreto, come riferisce il Sole 24 ore, “è identica in ogni dettaglio, dalle regole sulle garanzie dello Stato fino ai meccanismi, con burden sharing, per la nazionalizzazione”. Sono identiche, tra l’altro, le norme europee da rispettare per il salvataggio statale, e quindi non cambiano le regole italiane chiamate ad attuarlo. Il testo delle “Misure urgenti a sostegno di Banca Carige S.p.a – Cassa di risparmio di Genova e Imperia” è datato come “Decreto-legge novembre 2018”.
Per aprire un varco all’intervento pubblico sulle banche il governo Conte ha deciso per una fedeltà assoluta al decreto del 2016. All’articolo 1, sulla “Garanzia dello Stato su passività di nuova emissione”, l’unica differenza rispetto al decreto Gentiloni è ovviamente nell’indicazione di “Banca Carige” come beneficiaria, invece delle “banche italiane” citate dal Dl 237/2016. Stessa cosa anche con l’articolo 2, sulle “caratteristiche degli strumenti finanziari” che possono essere garantiti dall’ombrello pubblico: “si tratta di sei parametri, dall’emissione successiva all’entrata in vigore del Dl fino al divieto di «titoli strutturati o prodotti complessi» che «incorporano una componente derivata», indicati in lettere dalla a) alla f) nello stesso ordine di due anni fa. Lo stesso accade ai «limiti» dell’articolo 3, alle «condizioni» dell’articolo 4 e così via, giù giù fino alla seconda parte del provvedimento. Quella dedicata alla «ricapitalizzazione precauzionale»”.
“Ricapitalizzazione che inevitabilmente prevede il burden sharing, cioè la «condivisione dei costi» a carico di azionisti e obbligazionisti subordinati, proprio come avvenuto per il Monte dei Paschi quando i piccoli risparmiatori furono indennizzati con la complessa meccanica della conversione in azioni scambiabili con bond senior. Un’eventualità che per Carige non si presenta, ma per una ragione di mercato: la conversione (costosa) in azioni delle obbligazioni in mano a piccoli risparmiatori è già avvenuta nel 2017.”