Carceri. La rivolta ignorata dall'ex ministro Alfonso Bonafede
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Nel carcere campano di Santa Maria Capua Vetere è avvenuta una vera e propria “mattanza”. Coinvolta l’intera catena di comando dell’amministrazione penitenziaria della Campania. E l’ex capo del Dap Basentini, informato dell’operazione, dice al provveditore: “Hai fatto benissimo”.

“Ormai siamo tutti in ballo”. Un messaggio via chat con le icone dei danzatori. Siamo al 14 aprile del 2020. Il provveditore all’amministrazione penitenziaria della Campania, Antonio Fullone, oggi interdetto dai pubblici uffici e sotto accusa per falso, depistaggio e favoreggiamento, prova a rassicurare il “suo” comandante, Pasquale Colucci, finito in carcere per il pestaggio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Solo il 10 aprile, quindi quattro giorni prima, carabinieri e Procura sammaritani sono riusciti a mettere le mani sugli impianti di videosorveglianza. E senza non poche difficoltà: forzando resistenze e pretesti. Alla fine ottengono le immagini choc di quella che il gip Sergio Enea, in 2300 pagine di ordinanza, ha definito “ignobile mattanza”. E quando l’acquisizione è avvenuta, il terrore corre lungo i cellulari di centinaia di operatori. “‘Azz, mo sò c…i – è la profetica conclusione di Colucci – mo succede il terremoto”.

Una “spedizione punitiva”, scrive il gip. Una vera e propria rappresaglia.

Un ordine che – contrariamente a quanto sostenuto dalla Procura – per il giudice non presentava profili di illegittimità. Ma ci sono almeno tre fronti di responsabilità nelle pagine della vergogna scritte, da quel pomeriggio del 6 aprile, nella casa circondariale “Francesco Uccella”.

Chi ha pestato: a sangue, con manganelli, calci, cazzotti, ginocchiate. Chi ha osservato: inerte, moralmente partecipe, incitando o coprendo le spalle. Infine: chi ha comandato.

L’intera catena di comando, a vario titolo, coinvolta.

Dal vertice della Campania Fullone, passando per il capo Colucci che guidava il “Gruppo di supporto agli interventi”, istituito proprio da Fullone nei giorni cupi dell’emergenza carceri nel lockdown. Poi c’è il comandante della penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Manganelli, alle due colleghe, Anna Rita Costanzo, che è commissario capo responsabile del Reparto Nilo, a Francesca Acerra, comandante del Nic, il nucleo investigativo centrale della penitenziaria.

Le chat

Nelle chat riportate da Repubblica ci sono quelle tra Fullone e l’allora direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dello Stato, Francesco Basentini.

“Hai fatto benissimo”, risponde Basentini a Fullone che lo informa della perquisizione in corso e la definisce il “segnale forte di cui il personale aveva bisogno”. “Buona sera capo – gli scrive lui, nel fatidico 6 aprile – è in corso perquisizione straordinaria con 150 unità provenienti dai nuclei regionaliEra il minimo per riprendersi l’Istituto… “. Basentini approva. È evidente, lo sottolinea anche il gip, che Fullone non volesse “una spedizione punitiva, a questo non crede neanche la Procura”.

Il Garante dei detenuti da Mario Draghi

Intanto il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, è stato ricevuto dal presidente del consiglio, Mario Draghi. Poche ore prima il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, aveva usato parole precise: “Occorre attivarsi perché fatti così non si ripetano. Sulla storia del carcere di Santa Maria Capua Vetere il governo Draghi ha deciso di prendere una posizione senza ambiguità: “Quella della Costituzione” per citare ancora Cartabia.

Nessuno sconto, dunque. Una posizione figlia di quanto stava già da settimane emergendo negli uffici del ministero della Giustizia, in quelli del Dap, nelle stanze della Procura nazionale antimafia. Quello accaduto a Santa Maria, così come la rivolta in 21 carceri italiane che hanno causato 13 vittime e più di 200 feriti, sono state il punto più basso della storia recente delle nostre carceri. Il risultato, evidentemente, di una politica di sottovalutazione e improvvisazione. Una responsabilità che in qualche modo condividono l’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e l’ex capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (il Dap), Francesco Basentini.

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Le tre informative ignorate

Siamo a febbraio del 2020. La pandemia bussa al mondo. Qualcuno al ministero della Giustizia fa presente l’emergenza carceri: sono sovraffollate sino alla vergogna. Il luogo peggiore per immaginare il contenimento del virus. Il ministro sente Basentini e insieme decidono di istituire una “unità di crisi”. Compito: procurare e fornire il personale gel e mascherine. Non bastano. Qualcuno spiega, purtroppo inascoltato, che ci sono da affrontare anche altre urgenze. Tre le informative del Nic, il Nucleo investigativo centrale, che avvertono Dipartimento e ministero che la situazione è delicatissima. Le restrizioni dovute al Covid hanno bloccato i colloqui. E il Dipartimento non ha raccolto velocemente le richieste di detenuti, associazioni e anche di alcuni direttori di carcere che chiedono misure urgenti.

Tra l’8 e l’11 marzo cominciano le rivolte negli istituti.

Il 21 marzo dal Dap viene inviata la famosa circolare che permette a molti esponenti di primo livello della criminalità organizzata di chiedere ai tribunali di sorveglianza la detenzione domiciliare. Una decisione non concordata. La circolare viene firmata di domenica dalla dirigente di turno che si occupava di tutt’altro – direttrice del Cerimoniale – che viene richiamata in ufficio in tutta fretta. “L’ho fatto – ha spiegato – per dovere di ufficio”. Nessuno informa nessuno. Nemmeno la Direzione nazionale antimafia.

Con gli stessi modi viene trattato il caso di Santa Maria qualche giorno dopo. Dal carcere segnalano qualche intemperanza dei detenuti del reparto “Nilo”. Non viene chiamato in causa il Gom, il Gruppo operativo mobile, il reparto scelto della Penitenziaria abituato a gestire vicende complesse. Ma arriva invece il Gis, il Gruppo di intervento speciale, una specie di celere. È la scelta della rappresaglia. La macelleria raccontata negli atti della Procura è quasi, secondo fonti del Dipartimento, scontata.

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