Due sono gli aspetti che dal 2020 riguarderà una bella fetta di piccole e medie imprese: quello di finire ammanettati per debiti sopra i 50mila euro e quello di vedersi prelevare forzosamente gli eventuali risparmi sul Conto corrente.
Una riforma, quella del Fisco, voluta soprattutto dai 5 stelle con il beneplacito del Partito democratico, che tratteggia un futuro lacrime e sangue per l’impresa medio-piccola italiana. Delle iniziative contro Equitalia e a favore dei contribuenti (vedi il caso di Silvio Buttiglione) non rimane nulla, dunque. Anzi. Quel Movimento che un tempo scendeva nelle piazze a tutela delle persone ridotte sul lastrico da uno Stato iniquo, oggi si è fatto casta e, come ovvio che sia, si è spostata dalla parte di quei poteri che, a chiacchiere, diceva di combattere.
Lontano il tempo in cui Beppe Grillo voleva murare le porte degli uffici di Equitalia per non far uscire le cartelle. E un po’ meno lontano il tempo quando il capo politico, Luigi Di Maio, diceva che: “il fisco era un rischio d’impresa in piena regola, che allontana onesti contribuenti ed investitori”. Esattamente un anno e qualche mese dopo nel decreto fiscale, che accompagna la manovra, non rimane traccia di quella volontà grillina.
Lotta all’evasione, soldi per Alitalia, lotteria e carcere. Tutta la Manovra 2020
Si inizia con il numero spropositato di tasse: dalla doppia stretta sulle compensazioni per famiglie e imprese, all’obbligo per le aziende di utilizzare il credito d’imposta solo dopo averlo indicato in dichiarazione; dall’accorpamento dell’Imu con la Tasi sugli immobili con aliquota ancora da definire ai maggiori poteri (identici a quelli di Equitalia) dati ai Comuni nella riscossione dei tributi locali. “Uno Stato di polizia tributaria” come lo ha definito Renato Brunetta. Una caccia spietata ai risparmi senza precedenti. E infine, come se non bastasse, l’aumento dell’Iva per ristoranti e alberghi.
Carcere per chi non paga
Tante sono le novità anche in materia di pagamenti tracciabili. Il nuovo Governo ha giurato lotta senza quartiere all’evasione e ha schierato tutte le armi disponibili per incentivare, da un lato, l’uso di strumenti elettronici e, dall’altro per punire le evasioni. Non solo il ritorno del carcere per chi non può pagare le tasse, ma anche l’abolizione totale di tutti i limiti alla privacy sui controlli delle spese. Il via libera è stato dato proprio in questi giorni dal Garante della Privacy, spianando la strada a un Fisco sempre più invadente e impiccione.
Fatture e scontrini elettronici
Il Governo in settimana approverà la norma che darà la possibilità, all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza, di controllare tutti i dati presenti nelle fatture elettroniche. Fino a ieri, l’acceso era stato vietato dal Garante della privacy. Oggi, invece, questo sbarramento sarà superato e gli ispettori fiscali potranno fare ciò che vogliono. L’accesso alla banca dati degli scontrini sarà consentito anche per “scopi di ricerca delle fonti di prova nei procedimenti penali”, e per “gli accertamenti finalizzati all’applicazione delle misure di prevenzione”.
Come puntualizza La legge per tutti, le informazioni delle fatture elettroniche “potrebbero disvelare rapporti economici tra più soggetti, nonché entità e tipologia degli stessi” agevolando l’individuazione non solo degli illeciti tributi ma anche dei reati più gravi come il riciclaggio o il contrabbando. Multe, inoltre, per i commercianti che rifiuteranno di accettare le credenziali dei clienti: si va da un minimo di 500 euro fino a un massimo di 2mila euro.
Stato di polizia anche nei Comuni
Come se non bastasse, i Comuni avranno ancora più potere che, con l’Agenzia delle Entrate e Agenzia Entrate Riscossione, potranno controllare i registri telematici dei beni dei contribuenti (Anagrafe dei conti correnti, Registro dei rapporti finanziari, Registri ipotecari e immobiliari, Pra), ai fini del recupero delle entrate come le multe stradali e l’Imu. Agli enti locali viene così esteso un potere di riscossione molto più pregnante e invasivo che si affiancherà a quello dell’Esattore nazionale.
Abbassate le soglie di punibilità
La nuova legge tributaria sarà una delle priorità della nuova legge di bilancio per il 2020: verranno abbassate le soglie di punibilità e aumentate le pene per tutti gli evasori, anche per coloro che si trovano nell’impossibilità economica di poter pagare le tasse. Tutto ciò anticiperà il decreto fiscale che verrà ufficialmente emanato a breve dal Governo, in attesa poi di conferme nella legge di bilancio per il 2020. Insomma, per gli italiani che non potranno pagare le tasse l’unica strada sarà il carcere.
I punti modificati
Le soglie di punibilità, per cui sarà più facile per tutti commettere un reato tributario, saranno così modificate:
- il reato di omesso versamento di ritenute dovute o certificate scende da 150mila a soli 50mila euro;
- il reato di dichiarazione infedele passa da 150mila a 100mila euro;
- il reato di omesso versamento dell’Iva scende da 250mila a 100mila euro.
Le nuove pene per i reati tributari
Sarà più semplice finire in carcere grazie al decreto legge fiscale collegato alla manovra di bilancio non solo per via dell’abbassamento delle soglie di punibilità, ma anche per l’innalzamento delle pene.
La pena per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti passa da un minimo di un anno e mezzo a un massimo di sei anni, attualmente in vigore, a un minimo di quattro e a un massimo di otto anni.
La dichiarazione infedele, finora punita da uno a tre anni, verrà punita da due a cinque anni, mentre l’omessa dichiarazione passa da una pena che va da un anno e sei mesi a quattro anni attualmente fissato a una pena detentiva da due a sei anni.
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Pene molto rigide anche per occultamento o distruzioni contabili di documento, con un innalzamento che va da un anno e sei mesi a sei anni attualmente vigente a un minimo di tre e a un massimo di sette.
Intercettazioni e confische
Le pene per alcuni reati tributari consentirà alla giustizia di sottoporre ad intercettazioni anche gli evasori: per i delitti fino a otto anni di reclusione è consentito alle forze dell’ordine intercettare le conversazioni delle persone indagate. Ma non solo: lo Stato potrà procedere alla confisca per sproporzione nel caso di condanna penale per evasione di imposte sui redditi e Iva.
A partire dal 2020 si finirà in carcere pur non essendo grandi evasori. Il problema principale, infatti, è che le nuove pene prevedono dei minimi molto alti.
Il prelievo forzoso per debiti superiori a 100 euro
Prima di erogare i crediti fiscali, soprattutto quelli previsti del 730, lo Stato ‘preleverà’ quanto gli spetta se il contribuente ha dei debiti con il fisco, superiori a 100 euro, già diventati cartelle. A prevederlo sempre la bozza del decreto fiscale collegato alla manovra. La norma prevede, in sostanza, che i crediti d’imposta diventino una sorta di ‘bancomat’, utili prima di tutto a sanare i debito col fisco già notificati dall’agente della riscossione, a meno che non sia una sospensione o non sia già stato avviato un piano di rateazione. Con questa norma lo Stato conta di recuperare oltre 400 milioni l’anno.
I numeri della manovra
La lotta all’evasione è poi fra i punti cardine della bozza di 51 articoli del decreto Fisco, che accompagnerà la legge di Bilancio. Una posta che vale oltre 9 miliardi, secondo le stime dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, derivanti in gran parte dalla riscossione ordinaria (6,2 miliardi) e per 2,8 miliardi dalla rottamazione delle cartelle e dal saldo e stralcio. Il direttore delle Entrate, Antonino Maggiore, oggi in audizione, ha chiarito che sono stati già riscossi “ad oggi” 6 miliardi grazie anche agli incassi boom della prima rata della rottamazione ter scaduta il 31 luglio.
La stretta contro l’evasione fiscale, già nelle prime norme indicate nella bozza del decreto fiscale, potrebbe poi portare in dote alla manovra fino a 3,3 miliardi.
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