Nel cuore di Caivano, la democrazia è stata avvelenata dall’influenza nefasta della camorra, che ha stretto alleanze con funzionari pubblici per accaparrarsi finanziamenti pubblici milionari.
Carmine Peluso, ex assessore comunale, ha collaborato con la giustizia rivelando il sistema di corruzione orchestrato tra politica e criminalità organizzata. Le sue testimonianze delineano uno scenario allarmante di gare d’appalto pilotate, tangenti e estorsioni. Il caso getta luce su una rete di collusioni che ha minato la democrazia locale, portando al commissariamento del Comune e all’avvio di un processo che coinvolge numerosi soggetti coinvolti.
Peluso e la collaborazione
Carmine Peluso, un abile commercialista di 40 anni, ha deciso di rompere il silenzio e collaborare con la giustizia. L’intento è di gettare luce sulle attività illegali e sui legami tra il clan e la sfera politica locale. Eletto consigliere comunale nel 2020 e successivamente nominato assessore ai Lavori pubblici nell’amministrazione di centrosinistra guidata dall’ex sindaco Vincenzo Falco, Peluso è emerso come una figura centrale, fungendo da intermediario tra imprenditori e la cosca guidata da Antonio Angelino, noto come “Tibiuccio”.
Il suo ruolo di “garante” nei rapporti tra settore pubblico e clan è emerso dai verbali dell’interrogatorio del 25 gennaio. Ha segnato l’inizio di una nuova fase nell’evolversi della situazione nella città già segnata dal tragico caso degli stupri di gruppo ai danni di due giovani parenti. Il Comune è ora sotto commissariamento, deciso dal Ministero dell’Interno dopo le indagini dei Carabinieri che hanno portato all’arresto dell’ex assessore lo scorso ottobre.
Conclusione delle indagini
I procuratori Giorgia De Ponte, Francesca De Renzis, Anna Frasca e Rosa Volpe, sotto la guida del procuratore Nicola Gratteri, hanno emesso 25 avvisi di conclusione delle indagini. Accanto a Peluso, altri soggetti rischiano il processo per presunte collusioni con la camorra, tra cui ex consiglieri comunali, politici locali, tecnici e dirigenti comunali. Tuttavia, l’ex sindaco Falco non è coinvolto nelle indagini. La difesa ha ora venti giorni per presentare memorie difensive, richiedere ulteriori interrogatori o integrare le indagini.
I primi verbali dell’ex assessore depositati agli atti. Danno uno sguardo inquietante sull’entità della corruzione e del controllo criminale nel tessuto urbano.
Peluso ha rivelato che il Comune aveva pochi progetti propri. Mentre una parte consistente dei finanziamenti pubblici era stata distribuita in modo fraudolento, con una parte destinata sia a politici che a criminali.
Secondo Peluso, la gestione delle gare d’appalto era distorta: le ditte erano scelte preventivamente, e la gara pubblica era solo una formalità. In cambio, lui riceveva compensi che variavano da 500 a 3000 euro da parte delle ditte, mentre il clan estorceva una percentuale alle ditte esterne a Caivano.
Peluso ha ammesso di aver accettato l’impegno di intermediare i pagamenti estorsivi al clan dopo l’assegnazione dei lavori, ma ha negato di aver ricevuto direttamente denaro dai criminali. Tuttavia, ha sottolineato di aver subito pressioni se non seguiva le indicazioni date dal clan.
È emerso che Peluso veniva informato sulle richieste estorsive dal tecnico Pezzella, e che successivamente si presentava nei cantieri a nome del clan per avanzare le richieste. Inoltre, ha testimoniato che il dirigente Zampella era a conoscenza delle tangenti e delle estorsioni, ma non aveva direttamente rapporti con la camorra.
Questa testimonianza offre uno sguardo crudo e senza veli sulla corruzione diffusa e l’intreccio di interessi illeciti che hanno minato la democrazia e l’onestà amministrativa a Caivano, portando ad una sconvolgente commistione tra politica e criminalità organizzata.