È assoluzione quindi. I giudici della Corte d’Assise di Chieti hanno detto, in nome del popolo italiano, che nessuno ha avvelenato le falde acquifere di Bussi. La tragedia è lì però. Si è trattato di una disastro colposo per i giudici. Lo hanno ribadito, sempre, in nome del popolo italiano. E avranno avuto i loro buoni motivi.
I politically correct dicono che le sentenze si rispettano sempre, comunque e che però possono e devono essere commentate. Mi scusassero quelli che ben pensano ma io, in nome di me stesso, delle migliaia di persone probabilmente avvelenate dallo scempio che si è consumato fin dagli anni ’60 su quelle terre pescaresi e delle 27 parti civili schierate come parti offese, commento e non accetto questa decisione. Non si può.
Se questa è giustizia allora c’è qualcosa che non va. I ‘codici’ per accertare la verità non sono adatti per il rispetto della dignità del popolo sovrano. Vanno cancellati. Riscritti. Se i 19 imputati non sono responsabili allora vuol dire che le indagini, supportate da prove documentali e oggettive, non sono servite in sede di dibattimento. E se non sono servite per accertare la verità allora il metodo è fallimentare.
Perché signor giudice è stato fatto un processo per non arrivare a nulla? Io non ho risposte ma le pretendo da lei, signor giudice. Oggi, signor giudice, se aveste condannato gli imputati avremmo letto fiumi di commenti sui maggiori quotidiani filo-ghigliottina. Così non è stato. Le risposte, signor giudice, non le posso avere da chi vuole esecuzioni in pubblica piazza tutti i giorni e a prescindere. Pretendo, come cittadino sovrano, che una risposta chiara mi arrivi da lei su ciò che è successo ieri nella sentenza di Bussi e quello che è successo, esattamente un mese fa, nella sentenza eternit per i morti d’amianto di Torino.
Cos’è successo signor giudice? Perché ogni giorno processiamo politici e ladri con intercettazioni e ‘film’ a reti unificate senza il benché minimo beneficio del dubbio e su questioni assai più gravi (la nostra salute) non siamo in grado di dare una risposta chiara?
Signor giudice, le chiedo: può essere prescritto un reato ambientale? Sono stati sversati una tonnellata al giorno di veleni nel fiume Tirino fino a tutti gli anni ’60. L’Istituto Superiore della Sanità, signor giudice, ha detto che in 700mila hanno bevuto acqua contaminata in tutto il bacino pescarese. Sono stati trovati alti valori di mercurio nei prodotti alimentari vegetali e nei pesci.
Tutto questo, signor giudice non è bastato a trovare i responsabili di quanto accaduto per decenni nel sito industriale.
Cosa abbiamo processato in tutti questi anni signor giudice, il disastro ambientale o le questioni squisitamente procedurali e tecniche? Pretendo di saperlo in nome del popolo italiano.
Antonio Del Furbo