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Bruno Forte, Monsignore ma non troppo

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Il teologo e membro del Consiglio permanente della Cei torna a commentare i fatti di politica. Questa volta ad essere attaccato è il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

di Antonio Del Furbo

Secondo Bruno Forte gli “allarmismi e denunce di invasione sono falsità”. Insomma per il ministro di Dio in Italia non c’è nessuna emergenza immigrazione. “C’è un primato della coscienza che esige la solidarietà verso i più debolispiega. “Se si dimentica questo, ogni barbarie diventa possibile”. Dunque, l’affondo politico:“Non siamo di fronte a un ‘optional’, a qualcosa lasciato al libero esercizio delle preferenze. Soccorrere essere umani in queste condizioni è un imperativo morale. Ne va dei fondamenti del nostro patto civile, sanciti dalla stessa Costituzione”. E al vicepremier dice:“Sarebbe bene che il ministro Salvini non si mettesse a dare lezioni di magistero, per quello c’è il Papa che lo fa molto bene e con chiarezza. Se vuole fare il cattolico, ascolti il Papa. Il ministro degli Interni ha responsabilità importanti, parli di cose di cui è competente. Del resto, allarmismi e denunce di invasione sono falsità propagandistiche dannose a tutti, tranne a chi le usa per vantaggi elettorali”.



Forte, insomma, scende nuovamente a gamba tesa nel terreno politico italiano accusando e richiamando l’attuale classe dirigente. Lo fa nella veste del ministro di Dio, da uno spazio “non terreno” ergendosi ad accusatore delle politiche portate avanti dai ministeri. Lui, il monsignore, dal suo spazio religioso manda anatemi e richiami al ministro dell’Interno in chiave cattolica invitando quella stessa politica a credere e a obbedire senza se e senza ma al Mistero di Dio. Dunque, o si è con Forte o la “parola della politica”, dopo quella del Signore, rischia di non essere quella esatta da seguire. Per Forte i ministri di Dio possono commentare la parola del popolo sovrano ma, viceversa, gli eletti, rappresentanti di quel popolo, non possono porsi dubbi sull’operato della Chiesa.

Peccato, però, che proprio il monsignor Forte, in passato, in qualche sua analisi non è stato molto lucido e ha portato fuori strada molte delle pecorelle che lo hanno ascoltato con lacrime di sangue negli occhi. Come nel caso dell’inchiesta Re Mida, durata dieci anni e che coinvolse (ingiustamente) una decina di persone tra imprenditori e politici, su cui proprio Bruno Forte durante un’omelia tuonò:“Siamo disgustati da questa politica, sta dando uno spettacolo vergognoso”. Peccato per il monsignore se quei ‘diavoli’, dopo dieci anni di processi, furono tutti assolti. A quattro anni da quelle assoluzioni, Forte non ha ancora sentito l’obbligo di scusarsi per quelle dichiarazioni.

Per Forte, però, la politica ha sempre rivestito un certo interesse come quando nel 2011 parlava del governo Berlusconi in questi termini:”la gente è stanca della scena politica che si presenta ogni giorno. Molte cose non vanno, la situazione economica, la fatica ad arrivare a fine mese, la crisi generale, ma anche le ferite allo stato sociale, la famiglia, il lavoro, la scuola, l’educazione, la sanità”.

A ottobre 2011, su Il Sole 24 ore, Forte teorizzava quasi le linee guida di un suo partito politico:“Tre urgenze della nostra convivenza civile meriterebbero di essere al centro del dibattito in corso sul futuro del Paese in questi giorni di campagna elettorale – scriveva il monsignore – nella quale tutto sembra concentrarsi sull’economia, fra chi avanza proposte misurate e chi fa fantasmagoriche promesse. La prima urgenza è la denatalità: la diminuzione del numero delle nascite pone l’Italia fra gli ultimi posti in Europa nella classifica del tasso di natalità.” Sul tema Forte individuava il rischio di un “inverno demografico” e un “divario crescente fra numero di lavoratori attivi e pensionati”. La soluzione, dunque, quella di “incoraggiare le nascite” con un “sostegno economico alle famiglie per ogni nuovo nato”. Una situazione che sfocia, scriveva ancora Forte, nella questione giovanile e la sfida educativa che costituiscono la seconda urgenza sulla quale andrebbero puntati i riflettori, come evidenziano la triste diffusione del ‘cyber bullismo’ e alcuni recenti, gravissimi episodi di cronaca nera. Lo scarso numero di figli e la propensione delle coppie al figlio unico producono una diffusa esperienza di solitudine generazionale.” La terza urgenza per Forte “è l’educazione alla socialità” ovvero “l’incremento della natalità, la sfida educativa e la costruzione di reti di superamento delle individualità chiuse, a favore della comunicazione e della corresponsabilità nell’edificazione della casa comune”.

Temi che, a quanto pare, sono molto sentiti anche da quella Lega che Forte contesta. Ma il monsignore si chiede:“È giusta l’obiezione di coscienza contro il decreto sicurezza? Qui ci sono due piani. Uno pubblico: una legge dello Stato va rispettata; se sbagliata, come molti ritengono sia in vari punti, l’unica possibilità di cambiarla è il ricorso alla Consulta. Poi c’è il discorso etico, e su questo non c’è legge umana che tenga: se mi viene imposto qualcosa di contrario alla mia coscienza, come rifiutare aiuto a famiglie intere in balia del mare da giorni, l’obiezione di coscienza è giustificata”.

Speriamo che il “politico” monsignore (ma non troppo) Bruno Forte non continui a sbagliarsi e fra qualche anno non sia costretto nuovamente a “non chiedere scusa” per gli errori (di valutazione) fatti.

antoniodelfurbo@zonedombratv.it
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