Al buon Bruno gli nominano Milozzi assessore al Comune di Chieti e lui si difende dalle accuse di “poltronificio”.
«La delega agli eventi ed alle manifestazioni conferita dal sindaco di Chieti al consigliere Luigi Milozzi non va in alcun modo interpretata come una concessione elargita al gruppo consiliare di Giustizia Sociale e né, tantomeno, un rientro del partito nelle file dell’attuale maggioranza di Centro Destra». Chiaro, limpido, sincero e di carattere lo sfogo del buon Bruno, segretario politico di Giustizia Sociale. «Si tratta di un incarico basato su rapporti di fiducia personale e niente affatto relativo a mutate condizioni nei rapporti tra il partito che rappresento e l’attuale amministrazione municipale: Giustizia Sociale ha lasciato da tempo la maggioranza e ne resta fuori con convinzione. Il consigliere Milozzi potrà a propria discrezione ed in assoluta libertà di coscienza decidere se accettare tale delega, proprio in virtù del fatto che essa non chiama affatto in causa Giustizia Sociale, ma è focalizzata esclusivamente sulla singola persona». Dunque per il “giustiziere sociale” il Natale è il 15 agosto, la primavera entra il 21 dicembre e i meloni crescono sulle gobbe dei cammelli. Il giustiziere affonda la sua lama tagliente e avverte i nemici:«per Giustizia Sociale la politica e l’amministrazione della città non sono mai state e non saranno mai legate ad una bieca logica di spartizione di poltrone: il sottoscritto non ha chiesto nulla per se’ ne’ per il proprio gruppo consiliare. Sia chiaro che non accetto direttamente né indirettamente incarichi all’interno di questa maggioranza, e ricordo anzi che proprio per una mia scelta di totale disinteresse per le questioni personali fui defenestrato, allorquando decisi di autoridurmi lo stipendio da vicesindaco. Giustizia Sociale, in quanto partito lontano dalla partitocrazia – conclude Di Paolo – non prende parte all’elargizione di poltrone e prebende, men che meno da chi, come il nostro primo cittadino, non si è attenuto ai patti stretti con i nostri elettori». E come fa Di Paolo a tenersi in casa un tesserato che accetta di stare in quella maggioranza che lo ha defenestrato?
di La politica questo strano elemento