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Bonus 600 euro: tutto da rifare. Inps e Governo avevano “scherzato”

Pasquale Tridico
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Non è bastato il dpcm del Governo che ha generato non poca confusione intorno agli aiuti economici per imprese e liberi professionisti. E non è bastata nemmeno la scandalosa gestione dell’Inps per le richieste del bonus di 600 euro attraverso il proprio portale. Oggi, da Governo e Inps ne arriva un’altra: il taglio del bonus a una larga parte di Partite Iva.

Tutto da rifare, dunque, per i quasi 500mila professionisti che, nei giorni scorsi, hanno chiesto alle proprie Casse di previdenza il bonus di 600 euro. Dopo la pubblicazione del decreto liquidità, che ha cambiato i requisiti, le domande dovranno essere ripresentate agli enti.

Il motivo è tutto scritto nel decreto legge 23 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 aprile che ha cambiato i requisiti per ottenere l’aiuto per la crisi da coronavirus.

Il provvedimento stabilisce che per ottenere il bonus bisogna essere iscritti a una Cassa “in via esclusiva”. Un passaggio che mancava nella bozza di decreto circolata nei giorni scorsi.

A oggi, le Casse hanno ricevuto 420mila richieste, ma tra queste ci sono quelle dei professionisti che svolgono anche un’attività da dipendenti, che andranno depennate. Dal rinvio delle domande sono esclusi gli ingegneri e gli architetti iscritti ad Inarcassa. Si tratta di oltre 90mila domande.

Altro aspetto che sembrava risolto, ma che non lo è, riguarda la titolarità di una pensione. La bozza del decreto 23/2020 diceva che il bonus era precluso ai soli titolari di pensione diretta ma nel testo definitivo questa precisazione manca. L’articolo 34 stabilisce che possono accedere al beneficio i “non titolari di trattamento pensionistico”, dunque, chi riceve una pensione indiretta è escluso dal beneficio. Restano dubbi sull’assegno e sulla pensione di invalidità.

“Se un avvocato libero professionista ha una docenza, o fa attività da giornalista pubblicista con posizioni previdenziali sia nella Cassa privata, sia nell’Inps, non può ricevere i 600 euro, perché non ha l’iscrizione esclusiva a un Ente”, pur se rientra nei requisiti di reddito del decreto Cura Italia.

Insomma, i potenziali beneficiari dovranno tutti presentare nuovamente la domanda, perché occorre “un supplemento di autocertificazione”, mentre “migliaia di bonifici di pagamento, che sarebbero dovuti partire oggi, li abbiamo fermati” spiega il presidente dell’Adepp.

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