Lo scenario di violenza all’interno del carcere minorile Beccaria di Milano delineato con estrema crudeltà in un resoconto datato 15 marzo. Il documento è stilato dal Nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria.
Beccaria. L’inchiesta è condotta dalla Procura milanese su presunte torture e maltrattamenti. Il resoconto, integrato da fotogrammi delle violenze catturate dalle telecamere interne, getta luce su una serie di episodi che hanno portato all’arresto di 13 agenti e alla sospensione di altri otto colleghi.
L’episodio in questione, avvenuto l’8 marzo, rappresenta uno dei casi citati nell’ordinanza cautelare emessa contro gli agenti coinvolti.
Secondo quanto riportato dagli investigatori, il quindicenne coinvolto, già segnato da tagli sulle braccia, sarebbe stato prima estratto dalla sua cella da quattro agenti e quindi trascinato giù per le scale, mentre uno di loro lo avrebbe afferrato per il braccio ancora sanguinante. Successivamente, due agenti lo avrebbero spinto contro il muro e lo avrebbero colpito ripetutamente alla testa e al torace fino a farlo cadere a terra. A quel punto, uno degli agenti avrebbe continuato a colpirlo con numerosi calci mentre giaceva a terra.
L’annotazione degli investigatori, inclusa nell’inchiesta condotta dai magistrati Letizia Mannella, Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, e coordinata anche dalla Squadra mobile, fornisce una dettagliata ricostruzione delle violenze, analizzando fotogramma per fotogramma le fasi degli attacchi. ù
È importante notare che i quattro agenti coinvolti erano in abiti civili al momento dell’aggressione, senza indossare le divise.
Nel frattempo, gli interrogatori di garanzia dei sospettati proseguono sotto la supervisione del giudice Stefania Donadeo. In particolare, l’ex comandante della Polizia penitenziaria nel carcere minorile Beccaria, Francesco Ferone, è stato interrogato per circa due ore in merito alle accuse di falsificazione di relazioni al fine di coprire le violenze commesse dai suoi colleghi. Altri quattro agenti sospesi sono stati interrogati oggi, mentre gli altri quattro verranno ascoltati domani.
Parallelamente, sono state ascoltate anche due figure religiose, don Gino Rigoldi e don Claudio Burgio, ex e attuale cappellano del carcere Beccaria. Entrambi hanno espresso il loro dispiacere per non aver individuato le violenze perpetrate contro i ragazzi. E attribuendo la scarsa conoscenza delle stesse al clima di paura e reticenza che regnava tra i detenuti. I magistrati intendono continuare a sentire una serie di testimoni, compresi altri presunti ragazzi vittime di violenze, personale medico ed educatori, e potrebbero acquisire ulteriore documentazione nei prossimi giorni.
Nel frattempo, alcuni degli arrestati hanno chiesto al Tribunale del riesame la revoca della misura cautelare, dimostrando la complessità e la delicata natura dell’inchiesta in corso.