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Baldi, braccio destro di Bonafede, si dimette: prometteva posti su segnalazione di Palamara

Baldi, braccio destro di Bonafede, si dimette: prometteva posti su segnalazione di Palamara
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Dall’inchiesta di Perugia sulle nomine dei magistrati emergono nuovi dettagli. Le intercettazioni evidenziano il ruolo di un uomo nuovo: Fulvio Baldi, capo di gabinetto di Alfonso Bonafede. Seppur estraneo ai fatti, gli investigatori riportano le registrazioni di Baldi perché utili a ricostruire l’enorme potere dell’ex presidente dell’Anm.

Fulvietto, braccio destro di Bonafede

Il soprannome usato da Luca Palamara per chiamare Baldi era “Fulvietto”. E proprio a lui Palamara faceva dei nomi di magistrate da piazzare in posti di staff nei ministeri. Fulvietto rispondeva: “Te la porto qua stai tranquillo, perché è una considerazione che ho per te, un affetto che ho per te e lo meriti tutto”. I dubbi di Palamara venivano subito rassicurati da Baldi: “Se no che caxxo li piazziamo a fare i nostri?”. I “nostri”, come riferisce Il Fatto, erano probabilmente i magistrati di Unicost, la corrente moderata delle toghe, il cui leader era proprio il pm indagato nell’inchiesta sulle nomine al Csm.

Fulvio Baldi è stato sostituto procuratore generale della Cassazione e candidato nel 2012 al Comitato Direttivo dell’Anm per Unicost. Fino ad oggi è capo di gabinetto di Alfonso Bonafede al ministero della giustizia. Le sue dimissioni sono arrivate in mattinata dopo le intercettazioni diffuse dalla stampa. Per due anni sulla scrivania di Baldi sono passate pratiche molto delicate. Soprattutto atti inviati dalle procure quando a finire sotto inchiesta sono i magistrati e su cui deve pronunciarsi il ministro della Giustizia.

L’inchiesta ha provocato le dimissioni di cinque consiglieri e l’azzeramento dell’iter per la nomina del nuovo capo della procura di Roma. Agli atti sono finite anche le intercettazioni tra Palamara e Baldi, pure lui esponente di Unicost. Oltre a Baldi ne fa parte Francesco Basentini, nominato dallo stesso Bonafede a capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Nel gabinetto c’è anche Leonardo Pucci, vice di Baldi e già compagno di studi a Firenze di Bonafede. Pucci è stato anche assistente volontario del professor Giuseppe Conte dal 2002 fino al 2009, poi giudice del lavoro a Potenza dal 2009 al 2015.  

Palamara al capo di gabinetto di Bonafede segnala una serie di nomi per incarichi negli staff di uffici e dipartimenti.

Le intercettazioni riferiscono di una telefonata in cui Baldi spingeva per piazzare al vertice del Dap una magistrata raccomandata da Palamara. Quella manovra, però, non è andata a buon fine. Fors perché due settimane dopo Palamara è stato travolto dall’inchiesta di Perugia.  

Palamara segnala la magistrata

Il 3 aprile del 2018 Palamara chiede al capo di gabinetto di Bonafede di sistemare al ministero una magistrata a lui vicina: si chiama Katia Marino ed è sostituto procuratore a Modena. Baldi assicura che la donna sarà contattata nel pomeriggio da Mauro Vitiello, capo dell’ufficio legislativo: “Ho passato il nome – dice – vediamo che caxxo succede prima o poi te la porto qua stai tranquillo perché è una considerazione che ho per te un affetto che ho per te e lo meriti tutto”. “Va bene”, risponde tranquillo Palamara. Il problema è che Mauro Vitiello, capo dell’Ufficio legislativo del ministero citato da Baldi, è di Magistratura democratica, corrente di sinistra delle toghe. E, infatti, Vitiello avrebbe detto a Baldi di prendersela lui. Ma al ministero i posti sono finiti e si ipotizzano una serie di possibili incarichi al ministero della Giustizia. Quello più fattibile è al Dag. 

“Se la prende lei o no?” chiede Palamara a Baldi. “Eh beh ma la Casola è nostra ragazzi, gliela indichiamo noi che caxxo, e allora che caxxo piazziamo a fare i nostri?” replica Baldi. “Glielo dico io tranquillamente (a Maria Casola, Ndr) tanto abbiamo tempo fino al 6 maggio poi gliela presentiamo (la dottoressa Marino, Ndr) però glielo voglio dire che poi ci sei pure tu dietro perché vai rispettato pure tu (…) glielo diciamo tutti e due insomma”.  

“Me l’hanno purgata”

Palamara chiama Nicola Clivio, consigliere del Csm dal 2014 al 2018 in quota Area. “Ciccio me l’hanno purgata! La fonte sono quelli di Md che l’hanno bruciata però guarda che è una brava ragazza”. Clivio risponde che ha preso informazioni e gliene hanno parlato male. Palamara ribadisce: “Sono quelli di Area e Magistratura Democratica, i soliti”.  

Il 17 maggio 2019 il pm sollecita un’altra nomina a Baldi, quella della dottoressa Francesca Russo. Baldi, scrive il gip, “chiede i suoi contatti dicendo che al Ministero Affari Esteri ha questa possibilità avendo carta bianca”. Il capo di gabinetto di Bonafede punta sulla Farnesina. Scrivono le Fiamme gialle “chiede se a Katia Marino può interessare un posto all’ufficio Contenzioso del Ministero degli Esteri seppur senza indennità aggiuntive (…) Palamara si informerà specie sul discorso della lingua”. Passano appena 12 giorni e sui giornali esce la notizia che Palamara è indagato. Tutto si ferma. 

Le dimissioni di Baldi

Sentito dal Fatto Fulvio Baldi dice: “Abbiamo già visto con il Ministro Bonafede alcune mie chat con Palamara su questa vicenda e non c’è nulla di male”. “Io non ho letto queste intercettazioni che lei mi riferisce ma non vedo nessun profilo disciplinare a mio carico nelle frasi che mi legge”, spiega Baldi al Fatto che gli chiede un parere sulle sue stesse parole. “Siamo amici con Luca Palamara da tanti anni – spiega Baldi al Fatto – ma i suoi problemi giudiziari emergono solo dopo le conversazioni in questione. Io non ho portato al Ministero la dottoressa Katia Marino. Nel novembre 2018 l’ho incontrata su segnalazione di Palamara ma non l’ho presa. Poi la ho segnalata al dottor Mauro Vitiello e lui non l’ha voluta prendere. Certo, ho detto a Palamara, ‘vedrai che te la porto‘ ma solo per non deludere un amico dicendo alcune cose negative. Anche la dottoressa Francesca Russo l’ho vista al Ministero e ho ritenuto di disporre il collocamento fuori ruolo al Mae per altre tre persone. La dottoressa Katia Marino non l’ho mandata al Mae. Al Ministero ci sono 80 persone. E sono tanti che mi segnalano persone. Io faccio colloqui e vedo se la persona segnalata è compatibile”.  

E oggi il capo di gabinetto del Ministero di Giustizia Fulvio Baldi si è dimesso. Le agenzie di stampa riferiscono “ragioni personali” molto sinteticamente. La reggenza è stata affidata al capo dell’ufficio legislativo, Mauro Vitiello.

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