Com’era facilmente prevedibile, il coronavirus ha messo in ginocchio anche società Autostrade per l’Italia (Aspi). Una perdita che fa rischiare al gruppo un possibile fallimento.
Fabrizio Palenzona, presidente dell’Aiscat e uomo di fiducia dei Benetton, ha inviato una lettera destinata ai ministri dei Trasporti e dell’Economia, Paola De Micheli e Roberto Gualtieri, in cui viene chiede un aiuto economico al governo.
Traffico autostradale: sotto dell’80%
L’Emergenza Covid-19 sta producendo ripercussioni negative su tutto i comparto autostradale. Ed è per questo che ai ministeri si chiedono provvedimenti urgenti. “Le autostrade – si legge – stanno assistendo ad un crollo del traffico veicolare senza precedenti nella storia” che viene stimato in “circa l’ 80% sull’intera rete”.
Il rischio per i piccoli concessionari
L’allarme nasce dall’impossibilità, o quasi, di sopravvivenza da parte dei concessionari presenti lungo tutta la rete autostradale le cui entrate sono praticamente azzerate. Palenzona avvisa sul fatto che “è a rischio la sopravvivenza stessa di molti operatori” se l’emergenza durasse oltre il mese di marzo. La mossa viene incontro ai problemi degli associati più piccoli: il presidente di Aiscat lamenta che i concessionari siano esclusi dalle misure del decreto “Cura Italia” chiedendo una misura che sospenda “qualsiasi imposta, tassa o debito a favore delle amministrazioni dello Stato o di enti o società a prevalente capitale pubblico”.
I 4 miliardi d’incasso di Autostrade
Autostrade (facente parte del gruppo Atlantia con a capo la famiglia Benetton) nel 2017 ha incassato ben 3,9 miliardi di euro di pedaggi spendendone solo uno e mezzo per gestione e manutenzione. L’utile è stato, quindi, di quasi due milardi e mezzo per Atlantia. Facendo un calcolo mensile, la fattura è di 350 milioni al mese meno 100 per i vari costi.
Discorso a parte per le piccole concessionarie che perderanno le “royalties dei subconcessionari per le aree di servizio”, come si legge nella lettera. Palenzona vorrebbe anche “una moratoria garantita dallo Stato” dei debiti verso le banche e “la sospensione dell’ammortamento dei beni devolvibili” oltre ad “un contributo in conto esercizio, da erogarsi per assicurare la continuità e la sicurezza del servizio” che vada a coprire la differenza tra costi manutentivi e i pedaggi realmente incassati.