AstraZeneca, i numeri nascosti sulle reazioni avverse. Perché Cts e governo non hanno bloccato prima il vaccino?
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I dati reali sugli effetti dei vaccini continuano a passare inosservati. Eppure i numeri, non potendo essere interpretati, andrebbero letti e diffusi per il bene pubblico. E, soprattutto, per informare i cittadini nella maniera più completa possibile visto che al centro dell’interesse nazionale c’è la salute.

Dopo le morti eccellenti politici e virologi si sono accorti che alcuni problemi con i vaccini ci sono. E non pochi. A marzo scorso, però, il ministro della Salute, Roberto Speranza, non aveva dubbi: “Chi ha già fatto il vaccino Astrazeneca non ha ragione di essere preoccupato”. “Le adesioni alla ripresa delle vaccinazioni del vaccino di Astrazeneca sono state significative, segno che le persone capiscono che il vaccino è la vera arma. Ad aprile il ministro afferma: “Astrazeneca è un vaccino efficace e sicuro, che sta salvando milioni di vite”.

Non solo Speranza, ma anche il Comitato tecnico scientifico ad aprile non nutriva preoccupazioni sul vaccino AstraZeneca. In una circolare del direttore generale della prevenzione della Salute si raccomandava l’uso del vaccino per gli over 60, senza però modificare l’indicazione generale che restava per tutti gli over 18. Il Cts di Aifa spiegava che il “Bilancio beneficio/rischio del vaccino si conferma complessivamente positivo”.

 A quel punto il Ministero della Salute diramò la circolare “ribadendo che il vaccino Vaxzevria (AstraZeneca ndr) è approvato a partire dai 18 anni di età, sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da COVID-19 nelle fasce di età più avanzate, si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni”.

Per quanto riguarda la seconda dose, il ministero sottolineava che “in virtù dei dati ad oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino Vaxzevria, può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino”.

 Lo stesso Cts esprimeva le seguenti considerazioni:
  • è stata riscontrata un’associazione tra il vaccino Vaxzevria e casi molto rari di tromboembolismi anche gravi, in sedi inusuali (fra i quali casi rari di trombosi venosa dei seni cerebrali, trombosi splancniche e arteriose) associati a trombocitopenia;
  • la maggior parte dei casi è stata segnalata in soggetti di età inferiore ai 60 anni e prevalentemente nelle donne. Tali eventi sono stati osservati per lo più entro 14 giorni dalla somministrazione della prima dose di vaccino.
Nonostante i dati, anche un po’ allarmanti, politici e virologi apparivano tranquilli.

Tuttavia, lo studio reso noto a fine aprile metteva in evidenza altri dati che hanno portato diversi Paese Ue a escludere dalla somministrazione le fasce d’età più giovani. Ad esempio, quando la diffusione del virus cala a un massimo di 55 contagi ogni 100mila abitanti, anche la mortalità del Covid diminuisce per tutte le fasce d’età attestandosi intorno allo zero per gli under 40. Dall’altra parte del grafico, però, i casi di trombosi post-vaccino rimangono gli stessi, non essendo correlati alla circolazione del virus: 1,9 su 100mila vaccinati nella fascia 20-29 e 1,8 per quella 30-39. 

Ad oggi i numeri sugli effetti dei vaccini continuano ad essere poco pubblicizzati.

I casi individuati da Ema e riportati su Eudravigilance dicono che le reazioni avverse al vaccino, tra i 18 e i 64 anni sono 223.257mila. Non pochi. Solo tra i 65enni e gli 85enni i casi sono 37.354mila. Tra questi 204.897 casi sono stati riscontrati sulle donne, ovvero sul 70.9%.

Altro dato interessante è che il vaccino Pfizer ha registrato ben 223.594 di casi sospetti. E 160mila, ovvero il 71,8% solo tra i 18/64enni.

I casi sospetti

Insomma la comunità scientifica ha sempre avuto a disposizione dati tutt’altro che confortanti. Nella sola Italia i casi di trombosi sono stati molti. A partire dal caso di Stefano Paternò in cui l’esame medico-legale ha confermato la morte legata alla somministrazione di AstraZeneca.

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Una piroetta che ha insospettito anche i giudici della Procura di Genova. I carabineri del Nas hanno già sequestrato i documenti relativi all’anamnesi vaccinale, che contengono il consenso informato, il questionario che va compilato pre-vaccino e le valutazioni del caso da parte dei medici vaccinatori. Acquisite anche le cartelle cliniche che documentano gli accessi nei pronto soccorso di Lavagna e Genova, nei quali sono contenuti dati sanitari e da cui si può ricostruire la scansione temporale degli eventi dai primi sintomi al ricovero della ragazza lo scorso 5 giugno. Oltre questi elementi è stata acquisita anche la lettera del Cts alle Regioni, sull’uso dei vaccini e la possibilità di attivare i cosiddetti vaccination day per fornire vaccini a vettore adenovirale a soggetti sopra i 18 anni.

Acquisizioni documentali che procedono nell’ambito dell’inchiesta aperta per omicidio colposo a carico di ignoti.

di Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

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