Assolto Antonio Del Furbo dall'accusa di diffamazione nei confronti del giudice Turco: il fatto non sussiste
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Antonio Del Furbo, blogger di “Zone d’Ombra TV”, è stato accusato di diffamazione continuata ai danni del magistrato Francesco Turco.

Assolto Antonio Del Furbo dall’accusa di diffamazione nei confronti del giudice Turco: il fatto non sussiste. Le accuse si basavano su una serie di articoli e video pubblicati tra aprile e dicembre 2021, in cui Del Furbo attribuiva a Turco l’attività di imprenditore, mettendo così in dubbio la sua imparzialità come magistrato.

Denunce e Querele 

Francesco Turco ha sporto diverse denunce presso i Carabinieri di Francavilla al Mare (CH), accusando Del Furbo di diffamazione per avergli attribuito attività imprenditoriali incompatibili con il ruolo di magistrato. Le denunce si basavano su articoli che descrivevano operazioni immobiliari e contributi statali ricevuti dalla società immobiliare L&F, di cui Turco deteneva una quota. Turco sosteneva che queste affermazioni “screditavano tanto la sua reputazione e il suo onore, quanto la sua credibilità e il suo prestigio quale magistrato della Repubblica Italiana”.

Svolgimento del Processo 

Il processo è iniziato il 30 agosto 2023 con la citazione a giudizio di Del Furbo. Il giudice ha accettato la richiesta di giudizio abbreviato e ha fissato le udienze per la discussione. Durante il processo, sia il PM che la parte civile hanno richiesto la condanna dell’imputato, mentre la difesa – Guido Giangiacomo del Foro di Vasto (Ch) ha chiesto l’assoluzione.

Motivi della Decisione 

Il giudice ha deciso per l’assoluzione di Antonio Del Furbo con la formula “perché il fatto non sussiste”. La decisione si basa su diversi punti chiave:

  • La verità parziale delle affermazioni di Del Furbo, confermata da documenti che attestano la partecipazione di Turco nella L&F Immobiliare S.r.l.
  • La mancanza di prove certe sull’effettiva falsità delle accuse di Del Furbo.
  • Il diritto di critica nei confronti di figure pubbliche come i magistrati, che può includere affermazioni forti purché non infondate.

Dettagli della Sentenza 

Il giudice ha riconosciuto che la critica giudiziaria è permessa, anche se aspra, purché non si traduca in attacchi infondati. Ha citato la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Cassazione italiana, affermando che i magistrati, in quanto figure pubbliche, sono soggetti a critiche più ampie rispetto ai cittadini privati. “Il diritto di critica nei confronti di esponenti della magistratura corrisponde ad un interesse pubblico e gode di limiti più ampi di quello esercitabile nei confronti dei normali cittadini, purché la critica non si traduca in attacchi gravemente lesivi e infondati.”

Il giudice ha inoltre sottolineato che “il dissenso è certamente un valore da garantire come bene primario in ogni moderna società democratica che voglia davvero dirsi tale, ma non può trascendere le idee, esorbitare dalla ricostruzione dei fatti e giungere a fondare manifestazioni espressive che diventino meri argomenti di aggressione personale di chi è portatore di una diversa opinione” (Cass., Sez. V, Sent. n. 7995 del 2020).

Analisi della Critica La sentenza ha evidenziato che “la giurisprudenza nazionale, quindi, in conformità a quanto affermato a livello europeo, si è mostrata sempre più aperta nei confronti della liceità della critica giudiziaria, in ossequio al principio secondo cui, in democrazia, maggiori poteri corrispondono maggiori responsabilità e l’assoggettamento al controllo da parte dei cittadini, esercitabile anche attraverso il diritto di critica.”

Gli Articoli sotto Accusa 

Nel primo articolo incriminato, Del Furbo scriveva: “Francesco Turco è attualmente Giudice presso il tribunale civile di Chieti ed è il nipote del giudice Camillo Romandini. Il 9 febbraio del 2018 la società Albavis S.A. con sede in Lussemburgo vende alla società immobiliare denominata ‘L&F IMMOBILIARE S.R.L.’ con sede legale in Francavilla al Mare (CH), due locali commerciali di 160mq e 67mq di proprietà della Cooperativa Luzzatti. Si tratta di un complesso realizzato da Vittorio Mascanzoni composto da edifici bassi dai prospetti semplici. Immobili di prestigio situati in via Emanuele Filiberto. Bene, per questi immobili sono stati pagati soltanto 545mila euro. Della L&F IMMOBILIARE S.R.L. fanno parte, dunque, la sorella del giudice Romandini e il nipote, Francesco Turco. Il dottor Turco opera nello stesso luogo di competenza in caso di controversie civili, ovvero nel tribunale di Chieti.”

Reazioni e Sviluppi 

Il giudice Turco ha denunciato Del Furbo per diffamazione, sostenendo che le affermazioni contenute nell’articolo offendevano la sua reputazione e credibilità come magistrato. Successive querele (3) hanno seguito nuove pubblicazioni di articoli e video in cui Del Furbo ribadiva le sue accuse.

L’inchiesta

Indagini e Giudizio 

Durante le indagini, è emerso che Francesco Turco deteneva effettivamente una quota maggioritaria della L&F Immobiliare S.r.l., confermando alcune delle affermazioni di Del Furbo. Tuttavia, le indagini non hanno fornito prove certe della falsità delle accuse. Il giudice ha riconosciuto la verità parziale delle affermazioni e il diritto di critica, concludendo che le dichiarazioni di Del Furbo non configuravano diffamazione, ma rientravano nei limiti della critica legittima nei confronti di una figura pubblica.

Conclusione del Caso 

L’assoluzione di Antonio Del Furbo si basa sulla mancanza di prove certe della falsità delle sue affermazioni e sul riconoscimento del diritto di critica. Il caso evidenzia l’importanza della libertà di espressione e del diritto di critica nei confronti delle figure pubbliche, inclusi i magistrati, nel contesto di una democrazia moderna.

Stralci della Sentenza 

Il giudice ha dichiarato:

“Sostenere che un magistrato eserciti attività di impresa integra, in astratto, un’accusa alla sua imparzialità e indipendenza, ragion per cui, come già detto, l’unica possibilità di ritenere la condotta diffamatoria scriminata si rinviene nella verità storica del fatto.”

In conclusione, il giudice ha affermato:

“Gli atti di indagine confluiti nel fascicolo del P.M. non restituiscono un quadro certo in ordine alla falsità del fatto storico raccontato dall’odierno imputato. Incontestata è la qualifica di socio – peraltro di maggioranza – della L&F immobiliare S.r.l. da parte del magistrato Francesco Turco. L’operazione immobiliare descritta nei vari articoli trova conferma nell’atto di compravendita depositato dalla parte civile in occasione della prima denuncia-querela.”

Il caso rappresenta un importante precedente per la libertà di espressione dei blogger e il diritto di critica nei confronti dei magistrati, sottolineando la necessità di bilanciare la tutela della reputazione personale con il diritto del pubblico a essere informato sulle attività dei funzionari pubblici.

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