Ci aveva già provato la notte di Natale a smuovere le acque con un presidio davanti al Quirinale ma senza successo. Oggi, Francesco Carbone, con la sua Associazione “Governo del popolo”, continua la battaglia. Sempre da Roma, sempre al Quirinale, per denunciare quelli che, secondo lui, sono i “demoni” della democrazia.
La bimba nelle mani del padre violento: la storia dell’avvocato Cerullo e di Francesco Carbone
“Sono guardato a vista dalla Polizia e dalla Digos mentre aspetto di essere convocato dal Quirinale e dalla Direzione Nazionale Antimafia” spiega il presidente presso Governo del Popolo APS. “Esco dal presidio dalla piazza del Quirinale per aspettare la convocazione e tutti coloro che vengono a salutarmi sulla pubblica via e non al Presidio, vengono tutti identificati dalla DIGOS – aggiunge Carbone – . Dopo aver esposto reati procedibili d’ufficio e preteso dai Pubblici Ufficiali che comunicassero i reati in procura e organi competenti per essere chiamato come persona informata sui fatti, vengo minacciato di arresto qualora rientrassi dentro la piazza del Quirinale ma nessuno denuncia il capo a cui ho riferito notizie di reato di tipo mafioso per omessa denuncia da parte del pubblico ufficiale.”
Carbone, Governo del Popolo: “dateci forza e sconfiggeremo le mafie”
“Quindi, se nessuno mi convoca per valutare la documentazione, denunce, prove inerenti associazioni di tipo mafioso, sarò costretto ad entrare in piazza per farmi arrestare per come già minacciato dal responsabile intervenuto, così finalmente chiederò di essere processato per direttissima e finalmente poter dimostrare in un aula di Tribunale tutto ciò che abbiamo denunciato.”
Carbone spiega che il compito suo “è quello di andare a controllare e verificare se tutte le procedure di legge dopo la presentazione delle denunce vengono rispettate o se vengono commessi illeciti da parte dei Pubblici Ufficiali addetti al controllo e verifica per deviare il normale e naturale decorso delle denunce e procedimenti”.
“Il nostro desiderio è avere una sede per ogni Comune Italiano. L’obiettivo è permettere ai cittadini di svolgere la propria opera di Controllo sui Controllori”.
Sono tanti i casi di cui l’Associazione si è occupato.
Presentate centinaia di denunce e richieste di intervento a tutti gli organi di controllo. Carbone parla di pubblici ufficiali “che favoriscono e proteggono le associazioni di tipo mafioso“.
L’Associazione ha infatti denunciato sedici procure, oltre a presidenti di tribunale, procuratori, parlamentari e ministri.
“Abbiamo trovato un muro di gomma e ritorsioni di ogni genere sia nei confronti del direttivo dell’associazione e sia nei confronti dei cittadini che hanno avuto il coraggio di denunciare insieme a noi, tipica condotta di natura mafiosa” conclude Carbone.