L’Italia ha recepito una direttiva dell’Unione Europea che, in caso di crisi bancarie, obbliga il titolare del conto corrente a pagare.
Il 2 luglio la Camera ha votato e approvato con 270 Sì, 113 No e 22 astenuti, una normativa che recepisce 58 direttive europee. La Camera ha votato a favore la direttiva comunitaria sul salvataggio delle banche (2014/59/Ue) che anticipa la procedura del “Bail in”.
Il nuovo meccanismo sarà operativo dal 2016 e non permetterà più il salvataggio di una banca dall’esterno, ovvero con fondi pubblici. Il bail-in ridurrà in maniera forzosa il valore delle azioni e del debito della banca sull’orlo del fallimento e a metterci ‘riparo’ saranno correntisti e azionisti.
Con questo nuovo criterio gli Stati non dovrebbero più destinare fondi pubblici per evitare il default. In soli 6 anni, tra il 2007 e il 2013, sono state date alle banche europee 700 miliardi di euro, di cui 250 miliardi solo alle banche tedesche.
Al momento la normativa prevede che a pagare siano i titolari di conti correnti con depositi da 100mila euro in su.
Nel testo si legge:“Sono escluse dall’applicazione del bail-in alcune categorie di passività, segnatamente quelle più rilevanti per la stabilità sistemica o quelle protette nell’ambito fallimentare, come i depositi di valore inferiore a 100.000 euro, le obbligazioni garantite da attivi della banca, i debiti a breve sul mercato interbancario”. Nel dettaglio:”Altre categorie di passività potranno essere escluse dall’autorità di risoluzione, in casi particolari, sulla base di una valutazione specifica degli effetti sulla stabilità sistemica e del possibile contagio. Nell’allocazione delle perdite dovrà essere rispettata la gerarchia prevista dalla direttiva, che in parte modifica quella concorsuale prevedendo, tra l’altro, che i depositi superiori a 100.000 euro detenuti dalle persone fisiche e dalle piccole e medie imprese siano colpiti dopo gli altri crediti chirografari (c.d. pecking order). In ogni caso, il trattamento riservato agli azionisti e ai creditori nell’ambito della risoluzione non potrà essere peggiore rispetto a quello che essi avrebbero subìto in caso di liquidazione coatta amministrativa”.
Sulla questione interviene anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha assicurato:“Con le nuove norme nessun creditore può subire perdite maggiori di quelle che avrebbe sopportato in caso la banca fosse stata sottoposta a liquidazione coatta amministrativa secondo la normativa oggi in vigore”.