“Mi raccomando non me lo massacrate ora che montate il servizio, sennò veniamo a Roma… Eh… non vi scordate sempre che è figlio del boss”
. Così il consigliere del Movimento 5 Stelle un anno fa al termine di un’intervista di Report.
Il riferimento dell’uomo era a Damiano Genovese, figlio dell’ergastolano Amedeo, ritenuto a capo del Clan Partenio. All’epoca dell’intervista era consigliere comunale della Lega ad Avellino. Genovese è finito in carcere con l’accusa di possesso di arma e ricettazione: i Carabinieri hanno trovato nella sua abitazione una pistola semi automatica calibro 7,65, insieme al caricatore e a otto cartucce.
Intervistato dall’inviata di Report Claudia Di Pasquale per l’inchiesta “Nel nome di Matteo”, disse di non aver bisogno di dissociarsi dalla camorra: “No, dissociazione no perché per noi non era niente vero, diciamo non è mai esistito niente, cioè ci sono i pentiti e basta”.
Intanto, dalle parti della Lega c’è imbarazzo per l’arresto di Genovese, l’ex consigliere comunale che nella precedente legislatura a Piazza del Popolo era stato eletto con il Carroccio.
I carabinieri di Avellino hanno scoperto nella sua abitazione una pistola calibro 7 e 65 con il colpo in canna, arma risultata rubata in città. L’arresto è avvenuto nell’ambito delle indagini sull’attentato dinamitardo contro l’auto dell’imprenditore Sergio Galluccio.
Il coordinatore provinciale Sabino Morano si dice “dispiaciuto molto di quanto accaduto e spero – ha aggiunto Morano – che Genovese possa chiarire presto la sua posizione, non avendo mai avuto problemi con la giustizia. Allo stesso tempo, però, posso dire che la vicenda non è collegabile alla Lega, in quanto da circa otto mesi Genovese non ne faceva più parte“. Alle ultime amministrative Genovese si era candidato come sindaco per una civica ma la sua lista era stata esclusa per irregolarità burocratiche.