A Rosciano è terminata la triste avvenutra di Roberto Di Santo
Intorno alle ore 13.30 i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pescara, unitamente a quelli del Comando Provinciale di Chieti, nel corso di un rastrellamento effettuato in località S.P. Bonifica-Pescara Secca del Comune di Rosciano (PE), hanno rintracciato e sottoposto a fermo di indiziato di delitto per i reati di tentata strage e danneggiamenti aggravati a seguito di incendi, Roberto Di Santo.
Sul luogo, i militari operanti hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro il camper utilizzato dal Di Santo. Lo stesso aveva inoltre nella disponibilità una pistola ad aria compressa priva del tappo rosso. Vi era inoltre la bici utilizzata per gli spostamenti. Nei pressi del luogo il Di Santo si era preparato un ulteriore nascondiglio al cui interno è stato trovato materiale informatico e apparecchiature video fotografiche, oltre ad una bombola di gas GPL piena.
Di Santo alla vista dei militari non ha opposto resistenza, ma non ha voluto fornire ulteriori spiegazioni ai motivi della sua azione. Lo stesso è accusato, oltre che dell’incendio dell’autovettura del vicino di casa e della preparazione dell’ordigno fatto ritrovare all’interno della casa di proprietà della sorella, anche dell’incendio dell’autovettura avvenuto a Chieti sotto il porticato del Tribunale. L’ultimo atto criminale messo in atto dal Di Santo è invece avvenuto la sera del 16 gennaio quando lo stesso ha provocato un incendio all’interno di una immobile in disuso della società della Clinica “Villa Pini” di Chieti, dove ha fatto rinvenire un messaggio audio susseguente a quello fatto pervenire a all’emittente RETE 8 e a quello da lui stesso lasciato nei pressi del medesimo luogo sempre nel medesimo pomeriggio. Il Di Santo è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Pescara a disposizione della Dott.ssa Silvia SANTORO, Sost. Proc. della Repubblica di Pescara, che ha coordinato le indagini.
DI SANTO VOLEVA COLPIRE IL PARLAMENTO
Il bombarolo abruzzese che nell’ultima settimana si e’ fatto conoscere per i suoi atti incendiari in segno di protesta contro l’ingiustizia sociale di cui sarebbe vittima anche lui, puntava al Parlamento, dopo aver messo a fuoco l’auto della sorella davanti al portone del Tribunale di Chieti e ad una casa famiglia disabitata del capoluogo teatino. La sua opera, quindi, non era ancora terminata e nel mirino c’erano pure degli istituti penitenziari. “E’ molto convinto di quello che ha fatto – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Pescara, il colonnello Marcello Galanzi – e voleva convincere anche noi”, tant’e’ che ha invitato i militari a leggere i suoi libri. “Una mente brillante, sotto certi aspetti, ma una personalita’ disturbata” – ha proseguito il colonnello facendo notare alcune peculiarita’ dell’uomo. Di Santo ama i programmi scientifici, ha letto molto e studiato psicologia e sociologia. Anche perche’ quando e’ stato in carcere (bancarotta fraudolenta, ricettazione, detenzione di una pistola clandestina che ha fabbricato lui stesso) era addetto alla biblioteca. Con queste letture si e’ convito di essere “l’ultimo profeta”. Nei giorni di latitanza si e’ camuffato, per andare in giro: oltre ad essersi rasato si truccava con creme e cere che sono state trovate dai carabinieri, quindi era difficilmente riconoscibile. Per nascondere il camper ha sgonfiato i pneumatici e lo ha infilato in un capannone, coprendo il mezzo con delle lamiere. In questi giorni sarebbe stato sempre li’ ma avrebbe passato una notte nella ex casa famiglia che poi ha incendiato a Chieti. In quella occasione ha usato uno stratagemma: ha lasciato una candela accesa su una poltrona che, consumandosi lentamente, ha fatto partire il rogo. Nel frattempo lui ha raggiunto l’emittente televisiva Rete 8, a Chieti Scalo, dove ha lasciato uno dei suoi videomessaggi facendosi riprendere da una telecamera, e poi e’ di nuovo sparito fino alla cattura di oggi.