Arrestato procuratore capo Capristo con l'accusa di corruzione in atti giudiziari
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Arrestato il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, su ordine della procura di Potenza. L’inchiesta nasce da un fascicolo della procura di Trani, aperto quando Capristo si era già trasferito a Taranto.

Capristo, secondo gli inquirenti, avrebbe provato a fare pressioni per indirizzarne l’esito. Un altro provvedimento è stato eseguito a carico di un ispettore della Polizia in servizio nella Procura tarantina e di tre imprenditori della provincia di Bari. 

L’inchiesta
Gli indagati cercarono di convincere un giovane magistrato della Procura di Trani a chiudere le indagini per usura e avviare il processo contro un imprenditore, senza che ce ne fossero i presupposti. L’operazione fu condotta solo perché gli interessati avevano l’obiettivo di ottenere indebitamente i vantaggi economici e i benefici di legge conseguiti dallo status di vittime di usura. Motivo per cui avevano già provveduto a denunciare il malcapitato imprenditore. Il pm, però, si è ribellato. Ha detto no al ricatto e ha raccontato tutto alla sua procura. Che, a sua volta, ha incredibilmente chiesto l’archiviazione. Il fascicolo, avocato dalla Procura generale di Bari, è stato trasmesso per competenza funzionale alla Procura di Potenza, che un anno fa ha avviato le indagini. Oggi la svolta: tutti arrestati con le accuse a vario titolo di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, falso e truffa.

Gli altri indagati

A essere indagato anche il Procuratore di Trani, Antonino Di Maio, per abuso d’ufficio e favoreggiamento nell’inchiesta che ha portato il Procuratore della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo, agli arresti domiciliari.

Gli arrestati

Oltre a Capristo, sono agli arresti domiciliari l’ispettore Michele Scivittaro, in servizio presso la Procura di Taranto, e gli imprenditori pugliesi Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbe compiuto “atti idonei in modo non equivoco” a indurre la pm di Trani a perseguire penalmente una persona che gli imprenditori, considerati i mandanti, avevano denunciato per usura.

L’ispettore risultava presente in ufficio e percepiva gli straordinari, ma in realtà stava a casa e svolgeva “incombenze” per conto del procuratore. Stamani sono state eseguite perquisizioni a carico di altre persone e anche di un altro magistrato.

I “gravemente indiziati”

Il procuratore Carlo Maria Capristo e Scivittaro sono “gravemente indiziati di truffa ai danni dello Stato e falso”: secondo l’accusa, anziché lavorare presso la Procura o per il suo ufficio, era presso il proprio domicilio o si occupava di adempiere a incombenze personali o sbrigava faccende d’interesse di Capristo. Ciò sarebbe avvenuto, secondo la Procura di Potenza, “con l’avallo del procuratore Capristo che controfirmava le sue presenze in servizio e gli straordinari mai prestati”.

Capristo era già stato accusato dai magistrati di Messina nell’inchiesta sul “sistema Siracusa“ di essere parte di una presunta organizzazione che, secondo l’accusa, era in grado di pilotare le decisioni del Consiglio di Stato, ma anche di aggiustare le richieste provenienti da magistrati e politici.  

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