È finito in carcere anche l’avvocato Camillo Mezzacapo. Sono 11 gli indagati, anche gli imprenditori Toti e Statuto. Nel mirino la costruzione di un albergo e la riqualificazione degli ex Mercati generali di Ostiense: per i due lavori sarebbe stata pagata una tangente di 136mila euro.
I favori e i soldi servivano per “oliare” i provvedimenti amministrativi sulla costruzione dello stadio della Roma e altri importanti progetti immobiliari, come un albergo vicino alla ex stazione ferroviaria di Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Ostiense. Con l’accusa di corruzione, dunque, è stato arrestato il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito (M5s) coinvolto in un’inchiesta nata da quella sul progetto del nuovo impianto del club giallorosso in cui sono coinvolti il costruttore Luca Parnasi e l’avvocato Luca Lanzalone, prima consulente dei Comuni di Livorno e Roma e poi presidente dell’Acea.
Paolo Ielo, procuratore aggiunto di Roma che coordina l’indagine dei carabinieri insieme ai sostituti Barbara Zuin e Luigia Spinelli, ha detto che le indagini non si limitano allo stadio della Roma ma coinvolgono anche due progetti dei costruttori Claudio e Pierluigi Toti e dell’immobiliarista Giuseppe Statuto. I primi due sono chiamati in causa per la riqualificazione degli ex Mercati generali perché “a titolo di prezzo della mediazione illecita” per “intervenire nell’iter amministrativo” conferivano un incarico professionale allo studio dell’avvocato Camillo Mezzacapo, anche lui finito in carcere, la somma di 110.620,80 euro. Circa 48.800 euro era poi stata trasferita “su un conto intestato alla società Mdl srl” che è “riconducibile” allo stesso legale e proprio a De Vito. Schema replicato, secondo l’accusa, anche con Statuto: in quel caso, per la costruzione di un albergo vicino all’ex stazione ferroviaria di Trastevere, l’incarico professionale a Mezzacapo avrebbe avuto un valore di 24.582,40 euro e la cifra spostata sul conto della Mdl sarebbe stata pari a 16.640 euro. De Vito, secondo l’ordinanza, “attraverso Gabriella Raggi“, capo segretaria dell’assessore all’Urbanistica Luca Montuori e non indagata, “e quindi attraverso l’ufficio dell’assessore” – giungeva “a condizionare il processo decisionale relativo al rilascio del permesso di costruire in favore del progetto”.
Il presidente dell’Assemblea capitolina e Mezzacapo avrebbero messo su un “vero e proprio sodalizio” e dalle intercettazioni captate dai carabinieri emerge la volontà di sfruttare “il ruolo pubblico di De Vito per fini privatistici e ottenere lauti guadagni”. Sempre secondo il gip, il presidente dell’Assemblea capitolina “ha messo a disposizione la sua pubblica funzione” per “assecondare, violando i principi di imparzialità e correttezza cui deve uniformarsi l’azione amministrativa, interessi di natura privatistica facenti capo al gruppo Parnasi”. Al costruttore arrestato la scorsa estate “assicurò un intervento su Paolo Ferrara e Daniele Frongia“. Inoltre, De Vito si era speso per “l’approvazione di una delibera” in consiglio comunale per la realizzazione nella zona dell’ex Fiera di un campo da basket e di un polo per la musica, “superando le limitazioni poste dalla delibera Berdini”.