Antonino Nastasi, sostituto procuratore di Firenze, sentito il 10 febbraio dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi ha fornito la sua versione dei fatti di quella sera.
Antonino Nastasi si è occupato sia dell’inchiesta sulla banca sia della morte di Rossi. Nastasi ha detto di non essere “stato nel vicolo” dove fu ritrovato il corpo di Rossi. Nel corso dell’audizione al deputato del M5s Luca Migliorino, risponde:
“Ricordo nitidamente di non esserci stato”
Lo stesso deputato ha poi mostrato una foto a Nastasi, che quindi ha ammesso:
“Sì sono io nella foto, allora probabilmente mi sono affacciato e sono andato via. Dopo nove anni non ricordavo la circostanza”.
Eppure Nastasi alla domanda se era stato lì quella sera risponde in maniera convinta:
“No, non sono mai stato in quel vicolo nonostante un verbale della polizia scientifica faccia riferimento a me”.
Migliorino: “Ma questo è lei?”
Nastasi: “Sì, quello sono io”.
Poi il pm ha chiarito il punto relativo alla telefonata ricevuta sul telefono di Rossi: dall’altra parte della cornetta c’era Daniela Santanchè. A quella telefonata nessuno ha mai risposto.
“Non ho preso il telefono, non ho mai risposto”.
Ma in una precedente audizione della commissione, il colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco, comandante dell’Arma a Siena, aveva riferito di ricordare che a rispondere al telefono di Rossi, quella sera, fosse stato proprio Nastasi. E che, inoltre, un magistrato si sarebbe seduto sulla sedia di Rossi rovistando nel cestino con una penna prima di rovesciarlo.
“Ho memoria certa della telefonata dell’onorevole Daniela Santanchè e dissi a voce alta: sta telefonando Daniela Santanchè”.
Se n’è accorto dal display: “Il telefono squillò per un po’ e poi smise”. I tabulati delle compagnie telefoniche attestano che “quella è una chiamata senza risposta”. I 38 secondi di durata registrati da Fastweb si riferiscono esclusivamente alla durata degli squilli a vuoto.
Elementi che portavano al suicidio
Nastasi riferisce che quella sera non notò traccia di colluttazione, oggetti rotti né fuori posto.
“Se non ci fosse stato il cadavere dalla finestra sarebbe stato un normale ufficio. Non c’era traccia di un’azione violenta posta in essere da terzi.
Per quanto riguarda i biglietti presi dal cestino e poi ricomposti, Antonino Nastasi aggiunge:
“io ricordo che il cestino fu rovistato, i biglietti erano in cima e vennero presi dal maresciallo Cardiello, messi sul tavolo e ricomposti. Io non presi parte né alla presa dei biglietti dal cestino né alla loro ricomposizione”.
Nessuna volontà di insabbiare, tiene a precisare Nastasi:
“Ci può essere stato un errore e non dico che non ci possa essere stato però dire che, così come leggo a anni, ci sia stata la volontà di insabbiare è una vergognosa falsità. Noi non avevamo intenzione di coprire nessuno”.
I pm erano convinti che si fosse suicidato:
“Abbiamo una serie di situazioni sul suo stato psicologico, le mail, i segni sulle braccia, le dichiarazioni rese dai familiari, gli sms che la moglie invia quella stessa sera a Rossi, il consulente tecnico. Tutti questi sono elementi che portano a ritenere che David Rossi si sia suicidato. Non emergono durante l’attività investigativa minacce. Nessuno riferisce di minacce, nemmeno la moglie. La circostanza che dopo la perquisizione lui sia caduto in un momento di profonda prostrazione emerge agli atti. Noi non possiamo dimenticarci che ci sono tutti questi elementi”.
Dunque, sull’ipotesi di omicidio, secondo il pm, c’era “il nulla indiziario”. Ed è per questo che:
“l’unica valutazione che poteva essere fatta è quella di una richiesta di archiviazione”