Un mini documentario che racconta il “dietro le quinte” della produzione della ‘Mozzarella Dop’, l’oro bianco che ha il suo ‘cuore’ in provincia di Caserta.
La mozzarella di bufala è uno dei prodotti d’eccellenza del Made in Italy, esportato in tutto il mondo e venduto a caro prezzo proprio per le sue presunte qualità, non solo relative al prodotto finito, ma per tutta l’intera filiera produttiva. “La realtà che si cela dietro questo prodotto tuttavia è ben diversa” spiega Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione degli animali che ha deciso di denunciarla attraverso quello che è – a tutti gli effetti – un mini documentario.
“Con l’aiuto – spiegano – di Giulia Innocenzi (giornalista), Paolo Bernini (ex parlamentare), Enrico Moriconi (Garante per i Diritti Animali), Manuela Giacomini (avvocato esperto in diritti degli animali) e dell’organizzazione Four Paws, il nostro team d’inchiesta ha puntato i riflettori su tutto quello che si nasconde dietro la mozzarella di bufala, il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) e – più in generale – sull’eccellenza Made in Italy”.
Gli autori del reportage hanno denunciato violenze sugli animali “lasciati morire di fame e di sete”. Si sono recati in alcuni allevamenti del Nord Italia e della zona di Caserta, tra Casal di Principe e Villa Literno.
Le testimonianze
Oltre alle immagini inedite ed esclusive, Animal Equality ha raccolto le testimonianze di persone che hanno visto dal vivo gli allevamenti in cui vengono allevati quasi mezzo milione di bufale e bufalini. Tra questi l’ex parlamentare Paolo Bernini, che con numerose ispezioni ha documentato gli sversamenti illegali di liquami nel Casertano. Nel documento ci sono anche le immagini di Vier Pfoten International, organizzazione tedesca per la protezione degli animali che ha condotto diverse investigazioni all’interno di allevamenti per la produzione di mozzarella di bufala in Campania.
Crudeltà sugli animali
Nel reportage si vedono animali coperti di fango e feci fino alle ginocchia, bufale coperte di mosche, costrette a vivere di fianco a corpi di animali morti, un cadavere di bufalino maldestramente nascosto sotto paglia e feci e maltrattamenti e condizioni igienico-sanitarie degradate. Documentate, inoltre, le condizioni fatiscenti dell’allevamento e il trattamento non a norma dal punto di vista veterinario e igienico-sanitario: si vedono infatti operatori non autorizzati che, senza alcune supervisione veterinaria e precauzioni igieniche, somministrano farmaci agli animali.
La soppressione degli animali
Dalle immagini emergono anche le brutalità a cui sono costretti i bufalini maschi spesso soppressi in maniera illegale, abbandonati a morire di fame e di sete dopo averli strappati alla madre.
La mozzarella di bufala
Anche nel caso della mozzarella di bufala parliamo di un prodotto che ha un impatto ambientale molto forte sul territorio circostante, con casi di sversamenti direttamente in laghi e nel mare. Le immagini di Bernini documentano sversamenti illegali di liquami nella provincia di Napoli e Caserta, frutto di indagini che ha condotto tra il 2013 e il 2018.
Smaltimento e roghi illegali
“Smaltimenti che avvengono in un territorio già devastato dai rifiuti e dai roghi illegali, ma ulteriormente messo in pericolo da queste pratiche contro la legge” spiega ancora Animal Equality. Veri e propri ruscelli di liquami finiscono nei campi, nei terreni circostanti, e quindi nella falda. Liquami non trattati e quindi dall’alta carica batterica.
Controlli e trasparenza
Una situazione che potrebbe essere risolta con controlli efficaci e specializzati. Ma, soprattutto, “è fondamentale far conoscere a tutti il vero funzionamento di questa industria, che ancora oggi, per poter produrre la mozzarella di bufala, un prodotto venduto in tutto il mondo come eccellenza del Made in Italy, nasconde crudeltà, violenze e territori devastati” conclude l’Organizzazione.