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Alle banche servono soldi: arrivano i rincari sui conti correnti

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Non preoccupatevi, al momento non ci saranno grossi rincari. La stangata arriverà il primo ottobre.

 

Tutto accade mentre il governo sta cercando una quadra per spostare i pagamenti tutti sulla moneta virtuale. 

Ma, comunque, le banche non se ne stanno lì con le mani in mano e già da ora stanno mandando comunicazioni a raffica ai clienti per variare i costi del conto corrente. E si parla anche di conti che prima erano gratis e ora diventano a pagamento ovviamente con una decisione unilaterale.

Gli aumenti schizzeranno anche per i conti online che passeranno da zero a 10 euro mensili.

È il caso di un cliente che si è ritrovato sul conto ZeroTondo di Intesa Sanpaolo questo incredibile aumento il tutto con una “proposta di modifica unilaterale del contratto”.

A raccontare lo scenario che di qui a poco ci aspetta è Sostariffe.it. 

Secondo il portale, appunto, negli ultimi quattro annui- ossia dal 2013 – il costo annuo complessivo dei conti correnti ha subito un incremento fino a 36 euro. Pur rimanendo l’opzione online la più conveniente, anche per queste i rincari si sono fatti sentire con un incremento medio di 18,9 euro l’anno.

Nel dettaglio le novità sono queste.

Ovviamente non è finita.

Altri rincari arriveranno in vista dell’entrata in vigore, il primo gennaio 2018, della MiFid II, la nuova disciplina europea che regola i servizi finanziari europei.

Aumenti, inoltre, per il costo dei bonifici e dei prelievi e nuovi aumenti per i conti online, finora a costo zero per le operazioni di prelievo bancomat e bonifico.

Investireoggi riferisce che gli aumenti dal primo ottobre riguarderanno i conti correnti online di:

I rincari arrivano, forse per caso, dopo che il governo ha ribadito la forte volontà di contrastare, anche con i pagamenti elettronici, l’evasione fiscale. Previste sanzioni fino a 30 euro per chi non accetta i pagamenti con carte.

Un meccanismo sanzionatorio che vuole incentivare l’uso della “moneta di plastica”, in realtà, esiste già ed è previsto dal Codice penale in vigore. Si tratta dell’articolo 693 secondo cui “chiunque rifiuta di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato, è punito con la sanzione amministrativa fino a trenta euro”.

Il governo però sta pensando all’ipotesi di calare la norma del codice penale (già depenalizzata a sanzione amministrativa) nel decreto legislativo esaminato la scorsa settimana da Palazzo Chigi e inviato in Parlamento per i pareri che attua la nuova direttiva sui servizi di pagamento nell’Unione europea e commissioni interbancarie sulle operazioni con carta di pagamento e che riduce le commissioni interbancarie allo 0,3% sulle carte di credito e 0,2% su quelle di debito.

L’Esecutivo non ha tutti i torti a incentivare l’utilizzo delle carte anche perché l’Italia sconta un gap enorme con gli altri Paesi europei.

Nel Bel Paese sono 2,2 milioni i terminali Pos attivi ma l’impiego di di carte di credito o bancomat è limitato: poco più di 1.200 pagamenti per terminale nel nostro Paese. Numero che ci colloca a una distanza abissale da Paesi Bassi (16.062) , Irlanda (9.734) ed Estonia (8.128), ossia i primi tre Stati dell’Eurozona in questa specifica graduatoria.

Comunque c’è una progressiva crescita degli strumenti di pagamento cashless, con un aumento dell’8,7% dei pagamenti effettuati con metodi diversi dal contante rispetto allo scorso anno. I volumi complessivi rimangono stabili, mentre continua il trend negativo per l’importo medio annuo transato, pari a 1.505 euro nel 2016.

L’Osservatorio sulle Carte di Credito realizzato da Assofin, CRIF e GfK, ha evidenziato che nel 2016 il numero di carte di credito attive nel nostro Paese, dopo la crescita registrata nel 2015, ha subito una nuova contrazione (-2.2% rispetto alla precedente rilevazione).

Sembra, che le banche, però, a tutto questo rispondano con un secco non ce ne importa nulla.  

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