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Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia in causa con il ministero della Salute

Alfonso Bonafede in causa con il ministero della Salute
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Sarà che non ci crede nemmeno lui ma il fatto è che il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, crede di indossare ancora le vesti d’avvocato.

Bonafede ha fatto causa al ministero della Salute, quindi al governo di cui lui stesso ora fa parte. E non finisce qui. La curiosità è che a dover giudicare sul contenzioso c’è un collegio di magistrati, che, nell’esercizio della loro professione, possono in astratto essere sottoposti a un’azione disciplinare azionata proprio dal responsabile del dicastero della Giustizia: quindi, da Bonafede.

Insomma, un duplice conflitto di interessi che si profila nelle aule della Corte d’appello di Roma.

È pendente, infatti, un procedimento civile tra i tre figli di una donna deceduta nel settembre del 1996 a Taranto, a seguito di una trasfusione di sangue infetto, e il ministero della Salute. A difendere gli eredi della vittima sono gli avvocati Alfonso Bonafede e Andrea Bandini; mentre a rappresentare l’amministrazione pubblica c’è l’Avvocatura generale dello Stato.

La causa è iniziata ben prima che Bonafede venisse nominato ministro alla Giustizia. L’atto di citazione di primo grado è del 2008, quello di appello del 2014, mentre il grillino di ferro ha giurato di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il primo giugno 2018. Nell’ultima udienza del 17 dicembre scorso davanti alla seconda sezione civile della Corte d’appello di Roma, il suo nome figurava ancora come legale dei tre fratelli Colapinto, sia sul ruolo che sul verbale d’udienza.

La replica

“Com’è noto il ministro Bonafede è sospeso dall’attività professionale dal momento in cui ha assunto l’incarico di Ministro. Si precisa che l’effetto sospensivo, a norma di legge, è effetto automatico conseguente ex lege all’assunzione della carica.” Questa la replica del ministero.

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