La “potenza di fuoco” annunciata dal premier, Giuseppe Conte, in merito ai 400 miliardi che le banche rigireranno alle imprese sotto forma di prestito, ha già ridimensionato, a quanto pare, la sua forza. E gli aiuti alle imprese rischiano di arrivare con estremo ritardo.
Insomma, dopo le “rimodulazioni” in tema di “bonus 600 euro”, arriva un’altra non proprio bella notizia per i contribuenti italiani.
Le banche fanno sapere, infatti, che non sarà possibile far arrivare alle aziende, in tempi rapidi, la liquidità assistita dalle garanzie pubbliche varate con il decreto legge approvato lunedì dal governo Conte. I motivi sono due: sarà necessario, da una parte, ottenere il via libera Ue allo schema. Dall’altra, per le coperture sotto il 100% le procedure non potranno che essere quelle ordinarie.
“Nella comunicazione del decreto legge – spiega il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli – si è data l’errata sensazione dell’immediatezza della distribuzione della liquidità, il che ha portato molti imprenditori a telefonare alle banche per chiedere come fare per ottenerla. E alle domande non si è potuto rispondere con delle certezze, innanzitutto perché il decreto ancora non è in Gazzetta Ufficiale, parliamo sulla base di bozze e del comunicato diffuso da Palazzo Chigi.”
Le garanzie della Sace, come ricorda il decreto, richiedono il via libera dell’Unione Europea.
E la pratica sarà assegnata a Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea.
Quando ci sarà l’ok della Commissione occorrerà almeno una settimana per mettere a punto la macchina burocratica. “Con la garanzia al 100% – aggiunge Patuelli – non dovranno essere inseriti molti elementi di valutazione, ma comunque qualcuno dovrà approvare la pratica. I direttori hanno autonomia, ma per grosse somme si dovrà bussare necessariamente ad altri uffici. E poi c’è la questione della garanzia al 100% con la partecipazione dei Confidi.”
Ora, si tratterà di capire se l’Unione europea e il Governo italiano saranno in grado di velocizzare il trasferimento dei fondi.