Una madre, due figli e cinque anni di battaglie legali. Un labirinto giudiziario fatto di perizie alterate, relazioni scomparse, decreti modificati, documenti nascosti e diritti violati.
Affidi nel nome del popolo. La storia di Francesca. La storia di Francesca – raccolta da Zone d’Ombra TV – è un viaggio nell’Italia che non si vede, quella in cui le aule di tribunale sembrano più lontane dalla giustizia che mai.
Francesca denuncia tutto: abusi, omissioni, connivenze. In ottica degli affidi. Racconta come una semplice richiesta di protezione si sia trasformata in un’accusa contro di lei. Come un disegno di un bambino – mai fatto dal bambino stesso – sia diventato la “prova” per parlare di alienazione parentale. Come i suoi figli siano stati prelevati da scuola, di nascosto, all’alba, sotto gli occhi impauriti di chi non aveva colpe.
Dal Codice Rosso alla zona grigia della giustizia
Tutto comincia nel novembre 2019. Francesca si allontana dalla casa in cui viveva con l’ex compagno. A spingerla via, dice, sono i racconti inquietanti dei suoi figli. Presenta denuncia. Ma il sistema non reagisce. Nessun codice rosso, nessuna misura di tutela, nessun ascolto vero. Anzi, inizia un percorso inverso: è lei a diventare l’oggetto delle indagini. Lei, la madre che ha denunciato.
Il padre chiede subito l’affido esclusivo, la accusa di sottrazione di minori e appropriazione indebita. Tutto verrà archiviato, ma intanto il danno è fatto: parte una CTU che cambierà per sempre la percezione del caso.
Il disegno “fantasma” e la macchina dell’alienazione
Il punto di svolta è grottesco. La psicologa dell’ASST attribuisce al figlio minore, di soli 4 anni, un disegno che dovrebbe rappresentare l’affetto per il padre. È una barca. Ma il bambino, come dimostrato da una perizia grafologica, non sa disegnare.
Il disegno non è suo. Lo dicono anche i documenti del CTU. Ma non importa: quella barca entra nei fascicoli giudiziari come una prova.
Francesca si oppone, denuncia, contesta, ma il sistema si compatta. La PAS – alienazione parentale – diventa un’etichetta che le viene cucita addosso. E che sarà usata per toglierle i figli.
I prelievi coatti, le comunità, le relazioni sparite
Nel 2021 e poi ancora nel 2022, i figli di Francesca vengono prelevati con la forza pubblica. A gennaio, la polizia scientifica entra in casa mentre lei viene allontanata con un pretesto.
A novembre, i bambini vengono portati via da scuola.
Vengono inseriti in una comunità a Venezia, pur essendo residenti a Brescia.
Nei fascicoli ufficiali, secondo la madre, non compaiono relazioni fondamentali. Altri documenti vengono usati senza essere mai stati formalmente depositati. Altri ancora risultano alterati dopo la firma del giudice: su questo Francesca presenta una querela di falso con perizia informatica.
La politica, il Parlamento, e un caso simbolo
Il caso di Francesca è finito in Parlamento. La Commissione sul femminicidio lo ha inserito tra i 36 casi esemplari di malagiustizia italiana.
Il video del prelievo coatto è andato in onda su Mediaset, ma da allora nulla è cambiato.
Il decreto definitivo con cui la Corte d’Appello ha revocato la responsabilità genitoriale a Francesca è stato emesso senza ascoltare i minori, in contrasto con la Riforma Cartabia.
E oggi, mentre si attende un nuovo passaggio giudiziario, la madre continua a lottare, da sola, con pile di documenti, PEC e accessi agli atti, molti dei quali ha ottenuto solo portando le amministrazioni al TAR.
Chi protegge chi?
Questa non è solo una storia di affidi. È una storia di potere, disuguaglianza, silenzio istituzionale.
È una storia che chiede: chi protegge chi? Chi ascolta i bambini? Chi si assume la responsabilità delle parole, delle decisioni, degli errori?
Zone d’Ombra TV continuerà a raccontare queste storie, perché nessuno possa dire “non sapevo”.
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👉 AFFIDI – Nel nome del popolo
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