L’avvocato Carlo Priolo non ferma la su battaglia sugli affidi. Nei giorni scorsi aveva chiesto un decreto legge urgente unitamente a una diffida ad adempiere al Governo Draghi.
Priolo, dopo il silenzio di Mario Draghi sulla vicenda degli affidi, cerca di sensibilizzare anche la Von der Leyen sui fatti gravi italiani.
“Il pellegrinaggio tra le sedi giudiziarie italiane che trattano dell’interesse supremo del minore, del suo diritto ad esprimere le proprie aspirazioni, i suoi desideri, l’obbligo ad essere ascoltato per manifestare le proprie volontà a chi vuole essere affidato, evitare l’esperienza della infelicità, rispettare l’esigenza della gioia ad essere bambino, confliggono con i rituali obsoleti delle procedure, con la mortifica applicazione ad intermittenza della norma vinta da una interpretazione abusante e discontinua del Giudicante”.
Le richieste di giustizia per i minori Priolo le fa alla Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU con sede nel Palazzo della Pace all’AIA, nei Paesi Bassi, e alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea con sede a Lussemburgo. L’invito è rivolto a Ursula Von der Leyen è quello di aprire una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano a seguito di ricorso per inadempimento disciplinato dagli articoli 258 e 259 tfue, volto a sanzionare gli Stati membri dell’unione europea responsabili della violazione degli obblighi derivanti dal diritto comunitario.
La Corte internazionale di giustizia dell’ONU è stata adita dall’avv. Priolo con ricorso relativo alla avvenuta negoziazione tra la commissione UE e la multinazionale finanziaria Black Rock, quello davanti alla Corte di Giustizia europea riguarda l’applicazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali o CEDU.
Il sindacato, che la Corte europea dei diritti dell’uomo esercita in rito ai sensi dell’articolo 35 della Convenzione,
“si fonda sull’ipotesi, oggetto dell’articolo 13 della Convenzione, che l’ordine giuridico interno offra un ricorso effettivo quanto alla violazione lamentata, in guisa che il meccanismo instaurato dalla Convenzione continui a rivestire un carattere sussidiario in rapporto ai sistemi nazionali di garanzia dei diritti dell’uomo. Tuttavia, le disposizioni dell’articolo 35 della Convenzione prescrivono che i ricorsi interni siano inerenti alle violazioni lamentate, che siano disponibili e che siano adeguati: essi devono rivestire un grado sufficiente di certezza non soltanto in teoria ma anche in pratica, perché in caso contrario mancherebbero dell’effettività e dell’accessibilità necessarie. In particolare, la Corte non ha ritenuto esigibile il rispetto della regola del previo esaurimento dei ricorsi interni quando s’è dimostrato che l’esercizio di un ricorso era manifestamente sprovvisto di chances di successo”.
Il diritto al rispetto della vita privata e familiare è sancito dall’art. 8 della CEDU.
Il primo comma afferma che ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza. Il secondo comma afferma che non può esserci ingerenza di un’autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto, a meno che non sia prevista dalla legge e costituisca una misura necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del Paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.
L’azione intraprese dall’avv. Priolo per ottenere “Giustizia” da parte di organismi internazionali nasce da una diffida ad adempiere notificata al Governo italiano che non ha avuto risposta.
“L’attuale Governo in carica – scrive Priolo nella diffida – e per esso l’Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, il quale ai sensi dell’articolo 95 della Costituzione ‘dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile, mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri'”. “Si chiede la revoca di tutti i provvedimenti giudiziari ed amministrativi che hanno disposto l’allontanamento coatto dei figli dai genitori biologici con ogni adoperata locuzione che di fatto genera la sottrazione dei figli e costituisce esiziale ostacolo ad ogni prevenzione.”
Inoltre
“La disposizione che nei provvedimenti emanandi deve essere prevista la immediata esecuzione con responsabilità diretta e personale del Sindaco della città interessata, che potrà delegare le relative incombenze ma ne resta il responsabile esclusivo; l’abolizione dei garanti dell’infanzia e dell’adolescenza regionali e nazionale; l’abolizione degli uffici dei Servizi sociali dei comuni e la costituzione in ogni Regione di una struttura organizzativa autonoma alle dirette dipendenze della Presidenza della Giunta regionale e tutti i componenti della struttura devono possedere un diploma di laurea, cercando il più possibile di rappresentare tutte le materie di studio universitario. La costituzione della struttura organizzativa che dovrà avvenire senza nuove assunzioni ma valorizzando i dipendenti regionali e degli enti locali laureati per un lavoro di altissimo profilo professionale a difesa della conservazione della specie umana”.
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