L’intesa tra Italia e Albania sulle questioni migratorie, sebbene presentata come una soluzione, potrebbe rivelarsi un affare dai costi astronomici e dalle implicazioni controverse.
Accordo Italia-Albania: merito di un ex avvocato dei narcotrafficanti di Tirana. Si stima che l’accordo, promosso dal governo Meloni, possa richiedere fino a un miliardo di euro, senza garantire una risoluzione efficace dei problemi migratori e con il rischio che una parte consistente di questi fondi venga pignorata da un imprenditore italiano con crediti pendenti a Tirana.
Il punto dell’accordo
Il fulcro di questa controversa intesa sembra essere Enjell Agaci, descritto come il “segretario del premier Edi Rama” nonché già avvocato di esponenti di spicco della mafia albanese in Italia. Agaci è stato implicato in un presunto tentativo di corruzione del capo dell’Interpol di Roma, un’azione che solleva interrogativi sulla sua credibilità e sulle sue connessioni politiche.
Le rivelazioni sul programma televisivo Report indicano che i conti dell’operazione migratoria in Albania presentano una serie di incongruenze significative. Nonostante le prospettive iniziali di accogliere 36.000 migranti, si stima che i due centri di accoglienza albanesi potranno ospitare al massimo 2822 persone. Dunque, con una capacità di meno di mille posti per struttura. I costi di costruzione dei centri sono già fuori controllo, passando da 35 a 65 milioni di euro. E potrebbero aumentare ulteriormente poiché i lavori sono stati prorogati fino ad aprile.
I fondi a Becchetti
Inoltre, vi è il rischio che una parte dei fondi destinati all’Albania finisca per finanziare le attività di Francesco Becchetti. Si tratta di un controverso imprenditore italiano che rivendica crediti verso il governo albanese. L’Albania, condannata a versare 135 milioni di euro a Becchetti, ha deciso di pignorare preventivamente una parte dei fondi destinati al governo di Tirana. Ciò ha alimentato ulteriori polemiche sulla trasparenza e l’efficacia dell’accordo.
Il ruolo di Agaci
Agaci emerge come figura centrale nell’accordo bilaterale. E non solo come consulente del governo albanese ma anche per il suo coinvolgimento in questioni legate alla sicurezza e alla lotta al narcotraffico. Il suo ruolo nel facilitare il ricorso presentato dall’opposizione albanese davanti alla Corte costituzionale riguardo all’accordo con l’Italia solleva dubbi sulla sua neutralità e sugli interessi che rappresenta.