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Abruzzo, vita dura per le aziende agricole. Cinghiali e politici rendono la vita dura

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Vita dura per gli imprenditori agricoli specie per quelli che nel 2009 hanno perso tutto, o quasi, per il terremoto.

Avrebbero dovuto ottenere i famosi aiuti post-sisma, circa 10 milioni di euro, ma che in realtà, ad oggi, non hanno mai visto. Fondi europei che rimborsano la totalità dei danni ma che, secondo la norma, arrivano dopo che gli imprenditori hanno anticipato il 70% delle somme.

Che vuol dire?

Vuol dire che nessun imprenditore è stato capace di avere quei fondi perché nessuno di loro aveva soldi da anticipare. Figuriamoci le banche. A questo punto, come riporta Abruzzoweb, la Regione ha approvato una delibera stabilendo che i rimborsi vengono dati al raggiungimento del 15% degli anticipi. 

La norma, ha dichiarato l’ex sindaco di San Pio delle Camere Gianni Costantini sempre al quotidiano online, arriva in estremo ritardo.

Motivo? Il bando si chiude il 15 settembre e non c’è il tempo materiale per presentare le domande. “Quindi la riparazione di una stalla deve risultare un investimento di miglioria – spiega Costantini ad Abruzzoweb – l’agricoltore cioè deve anticipare tutta la spesa, il rimborso avviene solo a intervento concluso, consegnando il bonifico bancario quietanzato del pagamento dei lavori della ditta. Con l’Iva a carico del beneficiario. Non solo, l’immobile deve restare vincolato per dieci anni dal collaudo”.

E, come se non bastasse, i problemi sono anche i cinghiali.

“Abbiamo appreso che finalmente stanotte partiranno gli abbattimenti selettivi nella provincia Aquilana per i cinghiali” informa il segretario del Cospa Abruzzo, Dino Rossi.

Dopo che i cinghiali, quindi, hanno fatto, è proprio il caso di dire, carne da macello, la politica ha deciso di abbatterli. “Ora – aggiunge ancora Rossi – i cinghiali sono maturi al punto giusto per l’abbattimento dopo essersi ingozzati centinaia di ettari coltivati. Tutto questo grazie alle aree protette che hanno permesso alle aziende ricadenti nei parchi, di ottenere i contributi per l’innalzamento di costose recinzioni al solo scopo di contenere gli animali domestici e non per limitare i danni da cinghiali in quanto le colture pregiate (lenticchie) vengono seminate in altre zone, lontano dalle aree protette e quindi al di fuori delle recinzioni”.

“In sostanza – conclude il segretario – per il parco Gran Sasso e Monti della Laga, il budget dei danni non è diminuito. Anzi, al contempo ha spinto gli animali al di fuori delle aree parco. La Comunità Europea si è espressa considerando il risarcimento dei danni da cinghiale un aiuto di Stato. Gli agricoltori, oggi, si trovano con una mano indietro e l’altra avanti, con le coltivazioni distrutte e senza che nessuno li risarcisca. Comunque, la politica ci prende in giro con le sponsorizzazioni dei prodotti tipici, anche da parte di note organizzazioni di sagre ed eventi  che chiedono agli imprenditori agricoli contributi astronomici per partecipare con i loro prodotti che nonostante tutto faticano a produrre. Se si vuole risolvere il problema è ora che le aree protette in particolare tutti e quattro i parchi si assumano le proprie responsabilità e inizino ad applicare la legge al fine di ridurre il problema per non gravare quanto già è stato fatto sull’economia già sofferente. Vogliamo che vengano fatti gli abbattimenti anche all’interno delle aree protette laddove i cinghiali ed altri animali hanno la sede residenziale”.

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