Dell’affaire ‘La City‘ pochi ne parlano e chi se ne occupa finisce male. Molto male. A farne le spese prima un consigliere del Movimento 5 stelle e dopo un poliziotto che indagava sull’acquisto del complesso. E si parla di soldi. Di tanti soldi.
di Antonio Del Furbo
A marzo 2015 la Regione Abruzzo prese l’impegno di affittare, fino al 2018, il complesso che conta 18mila metri quadrati alla ‘modicissima’ cifra di 1,7milioni di euro. Trascorsi i tre anni il presidentissimo Luciano D’Alfonso avrebbe deciso se acquistare la struttura al prezzo di 42,3 milioni di euro. L’ente avrebbe messo gli occhi sull’edificio B, cinque piani per 19.000 m quadri di superficie lorda complessiva commerciale. Come dire: dobbiamo stare larghi e comodi. D’altronde l’ente Regione ha quasi 1000 dipendenti che in pochi sanno a cosa servono. Tant’è.
Ma per il presidente di Regione Luciano D’Alfonso l’affaire La City è sempre stata, per lui, cosa buona e giusta:
“L’unificazione di tutti gli uffici regionali in un solo sito si impone come regola di risparmio – commentò all’epoca – considerato che ogni anno l’Ente spende circa 2,5 milioni di euro in affitti. Ma anche dal punto di vista dell’efficienza, il lavoro dei dipendenti non potrà che trarre beneficio da un’evenienza di questo genere”.
Insomma, per la comodità degli ‘stressatissimi’ dipendenti regionali a cui noi paghiamo stipendi da capogiro, Big Luciano si è sforzato di portare a termine questa operazione. Certo è che, a quanto pare, il risparmio sventagliato da D’Alfonso non ci sarebbe in quanto la Regione andrebbe a spendere 720mila mila euro in più in un solo anno. E infatti qualche dirigente regionale all’epoca diede parere negativo per il progetto in quanto troppo costoso e che avrebbe portato un ulteriore aumento di spesa per le casse quasi vuote della Regione.
E indovinate che fine ha fatto l’ex dirigente regionale al settore Bilancio Carmine Cipollone dopo aver dato questo parere sul progetto? Stranamente il dirigente lasciò spontaneamente il suo incarico perché ci sarebbero stati fortissimi contrasti con la giunta D’Alfonso all’indomani dell’approvazione della delibera 182 su “determinazioni urgenti in ragione dell’onerosità e della insicurezza degli uffici attuali sul piano di stabilità”.
Sulla volontà di Big Luciano non ci vede chiaro nemmeno il suo ‘nemico’ storico Maurizio Acerbo di Rifondazione Comunista:
“È stato un grande regalo a una cordata di imprenditori e costruttori che è quanto mai discutibile”.
E già dall’aprile dello scorso anno lo stesso Domenico Pettinari, consigliere regionale del M5s, dichiarò:
“La delibera del 13 marzo scorso con la quale la Giunta regionale ha deliberato l’acquisto del complesso immobiliare “La City” è ambigua e provocherà anche un aggravio di spesa per l’ente. Nell’atto di indirizzo politico viene previsto soltanto la stipula del contratto di locazione per l’utilizzo del complesso immobiliare ‘La City’ per un importo di 1.823.923 euro l’anno, rispetto invece al 1.101.682 che oggi la Regione paga per gli affitti di Viale Bovio, Via Raffaello e Via Conte di Ruvo. In sostanza, con il nuovo contratto di locazione andremo a pagare circa 700 mila euro in più rispetto a oggi. Questa delibera, inoltre, non ci assicura nemmeno l’acquisto dell’immobile ma stabilisce solo una opzione di riscatto al termine dei tre anni di locazione. Voglio ricordare che operazioni del genere sono molto discutibili perché, evidentemente, c’è l’intenzione di non comprare, come avviene in molti altri casi registrati in passato nella pubblica amministrazione. L’ultimo aspetto tecnico che voglio chiarire è la stima degli immobili: nella delibera di permuta, ad esempio, il fabbricato di Viale Bovio viene stimato 4.300.000 euro, mentre lo stabile di Via Raffaello solo 3.300.000; credo che sia stata fatta una sottostima rispetto al valore reale dei beni, ricordo che gli immobili si trovano in una zona centrale di Pescara. A tal proposito ho incaricato un tecnico di fiducia per stimare i due immobili oggetti della permuta. Propongo al Presidente D’Alfonso di acquistare subito l’immobile, rinunciando al contratto di locazione anziché pagare l’affitto così costoso sine die”.
Un contratto che prevede la locazione per 9 anni, rinnovabili per altri nove nel caso in cui la Regione non riesca a procedere all’acquisto, per 42 milioni di euro, entro i primi tre anni. Oltre ai canoni, che saliranno da 1,1 milioni a 1,8 milioni di euro, ci sarebbe anche il non rispetto del decreto legge 95 del 2012 il quale, in ossequio alla spending review, stabilisce che per ogni dipendente deve essere prevista un’area che va da 20 a 25 metri quadri. Attualmente 33,5 metri quadri per ogni addetto, ovvero 8,5 in più rispetto a quanto previsto dalla legge ma con l’operazione portata avanti dal governo regionale si ridurrebbero a17 metri per addetto.
La questione de La City diventa sempre più ingarbugliata e lo stesso Pettinari portò le carte in Procura: il risultato fu di 14 indagati:
“Il Piano di rischio aeroportuale – dichiarava Pettinari – , a tutti gli effetti uno strumento urbanistico che va a integrare e modificare il Prg approvato dal Comune di alcuni anni fa, prevede esplicitamente che la realizzazione dell’edificio della Regione Abruzzo deve avvenire al di fuori della zona di tutela. Già solo per questa esclusione, il complesso La City, che rientra nella zona di tutela C del piano, a nostro avviso non potrebbe ospitare gli uffici della Regione Abruzzo”.
In sostanza il Movimento 5 Stelle svelò i contenuti del Piano di rischio aeroportuale, elaborato da Enac e approvato dal Comune di Pescara nel 2012. Stando al documento bisognava “prevedere la realizzazione della nuova sede della Regione in un ambito esterno a quello di tutela”. Tutto il complesso ricadrebbe nella zona ‘C’ del Piano di rischio. “Il Comune, con delle delibere di Giunta spiegarono i grillini – nel 2013 ha consentito la realizzazione della nuova sede in quella zona, ma il Piano non è derogabile ed è sufficiente per bloccare la procedura“. Era chiaro per tutti (o forse no) che occorreva “evitare la concentrazione di volumetrie di tipo residenziale, con edifici che si sviluppano in altezza, al fine di impedire punti ad alto carico antropico, e prevedere la realizzazione della nuova sede della Regione Abruzzo in un ambito esterno a quello di tutela”.
A febbraio scorso la procura pescarese arrivò a definire due tronconi d’inchiesta: uno Regionale e l’altro Comunale. Entrambi, però, concentrati a procedere in direzione favorevole alla conclusione dell’affare. Agevolazioni che sarebbero state fatte per l’imprenditore de La City.
Dalle intercettazioni è venuto fuori che il dirigente del Servizio Gestione Patrimonio, Antonio Macera, inviò una mail alla collaboratrice in cui suggeriva come ottimizzare le criticità evidenziate da Cipollone.
E che accade a marzo?
Accade che l’assessore Silvio Paolucci autorizza il prosieguo della attività contrattuali tra Regione Abruzzo e la Iniziative Immobiliari Abruzzesi Spa.
Dal punto di vista politico Big Luciano non indietreggia di un passo e spara bombe durante la seduta del Consiglio regionale del 9 marzo scorso in cui ha lanciato messaggi ben precisi e nello stesso tempo ammette:
“La City si farà, anche con la rilettura che ha rifatto il giudice e lo speciale consulente di cui ancora non conosco il merito. Ma anche io ho trovato un limite nella procedura che saneremo, quello che è certo mi renderò diga affinché mai accada questo livello di vizio, impastato di politica e attività giudiziarietta.“
E chi farebbe attività giudiziaretta?
Stando alle dichiarazioni delle Organizzazioni sindacali della Polizia di Stato, il governatore si riferiva a Giancarlo Pavone della Squadra Mobile di Pescara, l’investigatore che conduceva l’inchiesta su La City:
“In questi giorni, l’attenzione di alcuni locali mass media è stata catturata dalla vicenda legata alla City, in particolare al trasferimento e provvedimento disciplinare a carico dell’investigatore PAVONE Giancarlo della Squadra Mobile di Pescara, dopo l’elogio al Magistrato e le ‘minacce alla Squadra Mobile’ del Governatore D’Alfonso in sede di Consiglio Regionale. Soprattutto, è stato evidenziato il silenzio e la mancata presa di posizione sia in suo favore che contro”. “Abbiamo atteso, anche e soprattutto, per vedere l’atteggiamento e le iniziative avviate da chi, poiché Questore, avrebbe dovuto chiarire a tutti, a difesa dell’Istituzione e dei suoi uomini, l’ingiustificata ingerenza e pesante giudizio espresso dal potere politico, anche perché oggetto di un’interrogazione parlamentare, astenendosi anche ad un incontro chiarificatore con il diretto interessato. Ma, purtroppo, tutto ciò non l’abbiamo notato, anzi!” “Le scriventi OO.SS. quindi, a tutela degli appartenenti all’Istituzione Polizia di Stato, hanno deciso di intraprendere ogni iniziativa, anche eclatanti, utili a garantire la dignità e la professionalità dei poliziotti che, in questo momento sono attaccati strumentalmente da una certa politica che dovrebbe rimanere fuori dall’autonomia della Magistratura e della Polizia Giudiziaria, che opera esclusivamente sotto la responsabilità e direzione della Magistratura stessa; principio di base del nostro ordinamento democratico”.
Pavone è il poliziotto che nell’ultimo decennio si è occupato delle più importanti inchieste della Mobile pescarese. Ora si sta facendo le ferie forzate (100 giorni) e al rientro subirà un procedimento disciplinare da questore Paolo Passamonti.
Motivo? Aver postato per qualche secondo sulla pagina Facebook di Pettinari opinioni e giudizi sulla politica regionale. Solo questo? Solo questo. A nulla è servito il curriculum di Pavone che, tra l’altro, in passato è stato attenzionato da qualcuno che pare progettasse un attentato contro di lui.
“Qualcuno controlla le pagine Facebook del M5S”, riferiscono il deputato Gianluca Vacca e il consigliere regionale Domenico Pettinari. “Non mi stupirei se qualcuno fosse pagato anche per pedinarci”, afferma la consigliera regionale pentastellata Sara Marcozzi.
E Vacca e Pettinari si chiedono:“come sia possibile che un commento rimasto pochi secondi su una pagina venga immediatamente notato e segnalato da qualcuno vicino a D’Alfonso. È una semplice ma alquanto improbabile coincidenza o magari c’è qualcuno che monitora continuamente l’operato degli eletti del M5S?”. “Siamo in attesa che l’interrogazione parlamentare faccia chiarezza sulle eventuali ingerenze del mondo politico su indagini delicatissime e ci riserviamo d’intraprendere tutte le azioni possibili per fare luce su questo ulteriore aspetto inquietante”.
Quali poteri ha toccato Pavone?