Tramonta definitivamente il progetto di Gianfranco Marrocchi ‘Una camera per due’ il film-inchiesta sul presunto scandalo della ‘rimborsopoli’ abruzzese. Lo stesso Marrocchi aveva dichiarato di avere in mano materiale scottante.
Tramonta definitivamente il progetto di Gianfranco Marrocchi ‘Una camera per due’ il film-inchiesta sul presunto scandalo della ‘rimborsopoli’ abruzzese. Lo stesso Marrocchi aveva dichiarato di avere in mano materiale scottante.
L’INTENZIONE ERA QUELLA DI INDAGARE
L’intenzione era quella “di indagare giornalisticamente sullo scandalo abruzzese denominato ‘rimborsopoli’ – spiega Marrocchi. “Ho deciso di interrompere le riprese del film – aggiunge – ormai quasi completamente realizzato, in quanto la documentazione e le testimonianze acquisite dalla Produzione, che avrebbero dovuto dare supporto e validità al prodotto filmico, si sono rivelate, ad un esame più approfondito, tutte inattendibili e, cosa ancor peggiore, anche artatamente false, fornite alla Produzione da persone che, verosimilmente, avevano ed hanno lo scopo di mettere in cattiva luce, in questo critico periodo pre-elettorale, un raggruppamento politico a tutto vantaggio di un altro, a loro probabilmente più gradito”.
“SONO AMAREGGIATO”
Gianfranco Marrocchi affida ad un comunicato tutta la sua rabbia e delusione:”Persone di pochi scrupoli, certamente abilmente assoldate per gettare fango sul Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi e su altri personaggi della sua forza politica, hanno ingannato la Produzione per rendere strumentale ai loro interessi il film-inchiesta che io ed altri amici avevamo deciso di realizzare, in modo onesto e scevro da condizionamenti”.
QUESTIONE DI FIUTO
“È evidente – prosegue Marrocchi – che, se non avessimo messo in campo l’intelligenza, l’onestà intellettuale, le capacità professionali ed il nostro infallibile ‘fiuto’, che ci ha spinto ad indagare in modo più approfondito del solito sulla documentazione e sulle testimonianze raccolte, non ci saremmo resi conto di essere stati vittime di un abile raggiro (sicuramente studiato a tavolino in tutti i suoi dettagli da persone molto in alto, e molto meschine), e quella che noi desideravamo portare avanti come un’operazione di verità, se fossimo caduti nella trappola ed avessimo utilizzato il materiale fornitoci senza accertarci al 100% della sua veridicità, si sarebbe invece trasformata in una ‘macchina del fango’ di proporzioni incalcolabili”.
“DOCUMENTI E DICHIARAZIONI ARTEFATTE”
Le rivelazioni fatte da Marrocchi accusano personaggi più o meno conosciuti e parla di “truffa ordita ai nostri danni” e “nonostante lo scampato pericolo, essendo noi in possesso solo di documenti e dichiarazioni artatamente false, forniteci unicamente per gettare fango sul Governatore dell’Abruzzo, io, nella mia qualità di co-produttore e di produttore esecutivo del film, non posso far altro che prendere la difficile e sofferta decisione di interrompere definitivamente le riprese, anche se so bene che ciò comporterà, per me e per coloro che mi hanno affiancato economicamente nella realizzazione del prodotto filmico, una perdita di denaro più che consistente”.
MINACCE DOPO LO STOP
Il co-produttore del film poi parla di una situazione molto strana:”nel momento in cui io ed i miei collaboratori ci siamo resi conto di essere stati vittime di un raggiro ed abbiamo, di conseguenza, preso le distanze da coloro che ci avevano propinato ed intendevano continuare a propinarci verità e prove ‘tarocche’, sono iniziate a fioccare numerose le minacce anonime, che io per abitudine non prendo mai seriamente in considerazione, che hanno però creato timori nei protagonisti del film e, di conseguenza, nelle loro famiglie, tanto da dovermi rivolgere, nei giorni scorsi, per garantire loro una valida tutela, ad una ditta di sicurezza tra le più affermate in Abruzzo”.
LE SCUSE A CHIODI
“Di quanto accaduto – conclude Marrocchi – e lo faccio anche a nome dei miei collaboratori e dell’intero cast artistico, mi sembra doveroso chiedere scusa al Presidente Chiodi, vittima anche del clamore creato ad arte in questi giorni dalla nostra Produzione, finalizzato però unicamente al lancio del prodotto audiovisivo, e non alla distruzione o diffamazione mediatica di un personaggio politico che, nel corso di queste settimane, ci ha stupito positivamente per la calma mostrata di fronte alle nostre provocazioni; ed il motto ‘Chi è onesto non teme critiche‘, secondo noi della Produzione che abbiamo avuto modo di esaminare dettagliatamente una infinità di documenti inerenti il suo operato di amministratore pubblico, è senza ombra di dubbio quanto mai azzeccato per il Governatore dell’Abruzzo”.
CHI STOPPA IL FILM?
Restando alle parole di Gianfranco Marrocchi la questione, riguardo al blocco del film e alle minacce ricevute, è a dir poco scandalosa. Ci sarebbe, quindi, una zona opaca che in Abruzzo lavora per ‘sputtanare’ Gianni Chiodi. Fin qui tutto normale. La cosa interessante è che questo qualcuno abbia usato Marrocchi e il suo team per ‘processare’ il presidente. Chi avrebbe ordito tutto questo? Sui nomi Marrocchi si trattiene ma, almeno per noi, non è poi così difficile capire a chi si riferisse.
LE FREQUENTAZIONI NEL CONSIGLIO REGIONALE
Scriveva L’Aquila blog riferendosi a Gianfranco Marrocchi:”Sono giorni che frequenta abitualmente le stanze della Marinelli, tanto da entrare negli uffici del Consiglio regionale di Pescara senza avere più bisogno di presentare un documento. ‘Un amico intimo’, pensavano alcuni, ignorando che si trattasse proprio del regista di ‘Una camera a due’.
Marrocchi al telefono ci riferisce che non ha avuto contatti con la magistratura riguardo a carte e documenti sull’inchiesta. Rimane da capire, stando all’inchiesta, che fine abbia fatto il fascicolo su Chiodi e gli altri indagati. E se lo stopo del film coincidesse con un’archiviazione della ‘rimborsopoli’?
ZdO