I ‘biggoni’ della politica abruzzese si sono dati appuntamento in un in uno dei luoghi simbolo della città di Pescara: l’Aurum. E io, per farmi del male, in un sabato pomeriggio qualsiasi, me li sono pure andati a sentire.
di Antonio Del Furbo
Eppure l’intento, il mio, era nobile: vedere se a destra, nonostante tutto, ci fosse ancora qualche forma di vita. Magari intelligente. Quale migliore occasione, quindi, se non quella di recarsi all’appuntamento “Opificio 2016” organizzato da Forza Italia? L’occasione era troppo ghiotta visto che si annunciava un:“confronto delle idee che devono diventare fatti e soluzioni per l’Abruzzo”. Potevo starmene a casa o, piuttosto, andarmene a sciare in montagna con la slitta? Manco per niente.
Certo, il rischio di ritrovarmi Antonio Razzi come relatore era alto ma, sapendo che tra gli organizzatori c’era quel simpatico “ragioniere di provincia” di Mauro Febbo mi tranquillizzava un po’. E infatti del senatore emigrato in Svizzera e tornato (ahimé) in Italia nemmeno l’ombra. Purtroppo, però, di ombre ce ne sono state tante, troppe.
Alle 15 in punto si sarebbe dovuto partire per parlare di lavoro e io già non stavo più nella pelle (visto mai che mi offrivano un incarico?). Ero lì, seduto, a frantumarmi il cervello e pensare: ci sarà un’idea sul riassetto del lavoro che partirà, orgogliosamente, dall’Abruzzo per poi propagarsi in tutta Italia? Chissà, forse sì. Intanto i minuti scorrevano e la sessione non iniziava. Alle 15.54 e, finalmente, in uno scatto d’orgoglio, Riccardo Chiavaroli, ex consigliere regionale di Forza Italia e radicale convinto, ha preso la parola e ha annunciato l’inizio del dibattito. Sul palco, pronti a intervenire con le loro proposte e le loro idee, personaggi da ‘brivido’: Paolo Gatti, Mauro Febbo, Lorenzo Sospiri, l’assessore all’Agricoltura Dino Pepe, l’onorevole Pd, Gianluca Fusilli e il sindaco di Pianella, Sandro Marinelli.
Mentre lo stesso brivido mi attraversava tutta la schiena per poi risalire su per la testa ed eccitare i neuroni, alle 16 in punto, esattamente con un’ora di ritardo, ha fatto il suo ingresso trionfale in sala lui, ‘l’Obama della Majella’, ovvero Luciano D’Alfonso. Anche lì, lui e sempre lui. “L’ovunque vado lo trovo” si è fatto invitare e ha portato la sua parola. E, ovviamente, ha dettato i suoi tempi prendendosi il microfono per primo perché, guarda caso, andava di fretta e doveva andare via. Evidentemente i marziani lo aspettavano per discutere con lui, sempre e solo con lui, il piano di rilancio economico di Marte e gli effetti benefici che porterebbe l’installazione del calice di Toyo Ito all’intero pianeta.
“Quando si governa qualcuno si autoconvince di quello che fa. Io, quindi, amo il confronto”.
Lo ha detto lui, proprio lui, sempre lui. Lui. Dice questo. “L’ovunque vado lo trovo” che usa i suoi assessori per farsi lustrare la scarpe, regolargli la riga dei capelli e farsi leggere, a letto prima di coricarsi, “Il Nome della Rosa”. Poi la ‘rivelazione’:”San Carlo patatine vuole insediarsi in Abruzzo” come se il merito fosse suo. Peccato che San Carlo aveva da tempo annunciato questo suo interesse. Dunque l’attacco, tanto per non farsi mancare nulla, alla stampa:”l’informazione è nebbia alcolica”. Quella stampa che, dalla mattina alla sera lo elogia e lo rincorre in tutte le conferenze stampa con tanto di truppe cammellate al servizio del Re. Ma a lui non basta, lui vuole altro. Vuole, forse, l’occupazione totale dell’etere e, perché no, di internet.
Ma la priorità per il presidente di Regione, evidentemente per risollevare il lavoro in Abruzzo, è un’altra:
“Sto battagliando per far avere una sede unica alla Regione, non per far contenti i costruttori ma per far lavorare meglio il personale. In Comune davo un’indicazione e dopo tre ore mi tornava il risultato, ora ci vogliono 32 giorni. Troppe sedi distaccate e troppa dispersione rendono difficile la verifica del lavoro”. E, il tutto, da fare nel più veloce tempo possibile visto che, dice il governatore, potrebbe arrivare a governare il ‘lupo’, ovvero il M5S. Ovvero la sua ossessione.
E perché spendere tutti questi soldi per accorciare il feedback tra lui e i ‘sudditi’? Perché non togliere l’ente Regione e nominare lui Podestà? E forse un pensierino ce lo sta pure facendo da tempo visto che, su Fecebook, vuole “organizzare il ricorso ad un antico istituto austroungarico” contro la solita europarlamentare a 5 stelle, Daniela Aiuto. Infatti il Podestà fu un “termine impiegato per designare il capo dell’amministrazione comunale, in particolare nei territori di lingua italiana soggetti al dominio dell’Impero austro-ungarico”.
“A questa platea dico: voi siete legittimati a governare”.
Sempre lui lo ha detto rivolgendosi alla platea, appunto, del centrodestra. Poi, finalmente, con il suo classico saluto da benefattore abbandona la sala.
A quel punto, mi sarei augurato che qualcuno degli organizzatori avesse dato qualche input rivoluzionario sul tema lavoro. E, invece, hanno avuto il coraggio di dare l’assist all’onorevole ‘per caso’ Gianluca Fusilli. L’onorevole del Partito Democratico che, ovviamente, si è schierato contro l’azione della Aiuto sull’aeroporto di Pescara, ha usato parole di fuoco contro la Daniela:
“Io sono esterrefatto rispetto a quello che ha fatto la parlamentare del M5S. Non avrei mai utilizzato un tratto di penna per determinare la morte di un aeroporto”.
E esterrefatti furono anche i tanti abruzzesi che, all’indomani della sua elezione in Parlamento, ascoltarono le sue dichiarazioni:
“Sono consapevole, della sproporzione che passa tra la responsabilità che ti viene attribuita da parlamentare e quanto invece sa fare il neofita. Vorrà dire che ora dovrò studiare il doppio, anche se i parlamentari abruzzesi mi stanno dando una mano per l’inserimento”.
Probabilmente Fusilli starà studiando ancora visto che non ha capito che la Aiuto non ha chiesto a nessuno la chiusura dell’aeroporto ma bensì chiarimenti alla Commissione Europea all’indomani del pronunciamento della Corte Costituzionale che aveva bocciato gli aiuti a Ryanair in quanto violavano le norme del trattato europeo sugli aiuti di Stato. E starà studiando anche quanti siano i disoccupati in Abruzzo visto che per la Regione, tra l’ultimo quadrimestre 2014 e quello 2015 si sono persi diciassettemila posti di lavoro e se ne sono guadagnati tremila. Per Fusilli, invece, si sono avuti ventimila posti in più.
Avrà fatto forse la somma dei posti persi con quelli creati? Chissà.
A concludere il ‘delirio’ politico (Pd) sul tema del lavoro è stato l’assessore Pepe:
“Credo nello sviluppo rurale ed è lì che bisogna continuare a investire”.
Peccato che i piccoli centri sono scomparsi e Pepe non se ne sia accorto.
Finalmente Febbo strappa il microfono e riporta ‘sul pezzo’ la discussione. “Intanto, dice, il Masterplan andava discusso con i portatori d’interesse“. Quindi la stoccata di Paolo Gatti all’intera maggioranza regionale:“Perché i bandi li preparano i funzionari? Che andiamo a votare a fare allora?”.
Febbo rincara:“si vogliono cambiare le regole e si vuole chiedere ai giovani imprenditori di certificare la spesa prima. Ma quale banca farà loro credito? Se il presidente D’Alfonso accettasse un confronto sereno su questi e su altri temi sensibili si potrebbero trovare le soluzioni ma si stanno bloccando, non si va avanti, si arretra mentre bisognerebbe velocizzare i processi e dare risposte concrete agli abruzzesi. Oggi, per la prima volta, mi sembra non abbia retto il confronto ed ha lasciato i lavori senza risposte, progettualità e obiettivi.”
Si arriva al tema della sanità ed è Lorenzo Sospiri a sferrare l’attacco più duro:
“Avete ridotto il numero delle Asl, nominati i componenti dei Cda. Grazie al nostro lavoro avete trovato i conti in equilibrio. Ora, se non ci muoviamo, assisteremo a un conflitto sociale imminente”.
E ancora:”È una vergogna il carrozzone Maiella e Morrone e andrebbe chiuso subito. Poi la cultura non può essere sempre finanziata. In economia di guerra bisogna dare delle priorità”.
Tiepida e ovvia la risposta dell’assessore alla Sanità, Silvio Paolucci:”
“Noi abbiamo una spesa sanitaria del 6.7 in mano allo Stato e del 2.1 finanziato dal cittadino. Non si riesce a sostenere la sanità pubblica. L’Abruzzo, quindi, deve rispondere all’assistenza e alla sostenibilità”.
Come dire: o così o si chiude. Mi sarebbe piaciuto che qualcuno avesse chiesto all’assessore Paolucci come mai sono stati dati, se non ci sono soldi per la sanità, ben 131 milioni e 790mila euro a quella privata. E perché hanno incrementato di 7,8 milioni di euro il fondo sempre alla sanità privata rispetto al 2013.
Magari qualcuno, in altre occasioni, gli porrà la domanda.