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I lavori continuano a Grasciano. I mezzi operano senza sosta. I rifiuti vengono presi e portati sulla collina. E chi controlla se i limiti della capienza sono stati raggiunti?

La saga del Cirsu continua, senza intervalli pubblicitari. Dopo l’annuncio degli amministratori di non essere intenzionati a dare nemmeno un euro all’ex socio privato, rimangono ancora tanti, troppi dubbi su un Consorzio pubblico che continua ad operare grazie a deroghe e silenzi. 

Silenzi bipartisan, della politica e della magistratura. Perché? Come mai Cirsu opera a Grasciano con una fideiussione che in caso di danni coprirebbe un quinto delle somme dovute? E perché Franco Gerardini, dirigente del settore rifiuti della Regione Abruzzo, non dice nulla sulla vicenda?

Ma la questione ancor più interessante è sapere chi controlla se la discarica ha raggiunto o meno il massimo della capienza. “Da un rilievo plano-altimetrico si è riscontrato che la vecchia discarica di Grasciano può ancora ospitare 24 mila mc di rifiuti – annunciava l’ex assessore regionale Mauro Di Dalmazio nel 2013 -, una volumetria che verrà utilizzata anche per smaltire i vecchi rifiuti del polo stesso (circa 7 mila euro): dopo tale operazione la vecchia discarica sarà chiusa e messa a norma definitivamente”. 

Ancora: come mai all’interno sono presenti rifiuti ingombranti se il reparto per il trattamento e la riduzione di volumi è chiuso? 

L’impianto triturava il materiale ingombrante dopo che a monte era stata fatta una cernita manuale di plastica, vetro, legno, ferro, metalli. 

ZdO

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