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È partita la controffensiva dell’ex amministratore delegato della casa nipponica dopo che l’azienda lo ha accusato di una non perfetta gestione aziendale.

“Sono spiacevolmente sorpreso e amareggiato per aver dovuto apprendere dai giornali, dal web, dalla tv, di un’azione legale nei miei confronti, prima ancora di ricevere alcuna citazione: non comprendo questo iter, non ci sono abituato ma mi riserverò di difendere e tutelare la mia immagine professionale lesa in questi giorni nelle dovute sedi”. Queste le prime parole dell’ex Ad Honda in risposta alle accuse mosse dai giapponesi relativamente ad “una richiesta di risarcimento danni a suo carico per forniture commissionate durante la sua gestione che avrebbero creato un consistente danno all’azienda”.

Spiega Di Lorenzo:”Dopo 64 anni di lavoro, di impegno, di ostacoli superati e di obiettivi raggiunti, non immaginavo di diventare oggetto di articoli di cronaca giudiziaria. Desidero, però, ricordare un pezzo significativo della storia e dei risultati ottenuti dalla Honda dove sono entrato nel 1982, quando si producevano 10.000 moto all’anno con 200 dipendenti per arrivare tra il 2006 e il 2008 a raggiungere una produzione di 170.000 moto/scooter all’anno, 700.000 motori power, 780 milioni di euro di fatturato con circa 1.000 dipendenti e un indotto di circa 20 aziende con 100 milioni di euro di sub-fornitura. Oggi – prosegue l’ex vicepresidente di Honda Italia, dimessosi dalla carica nel dicembre 2012 – sento parlare di 50.000 pezzi all’anno per prodotti di ben altra tecnologia, di fermi produttivi per mancanza pezzi, di cassa integrazione e dello stabilimento produttivo completamente staccato dalle vendite. Io mi prenderò le mie eventuali responsabilità, qualora accertate, ma nascondere l’attuale situazione di stallo, le evidenti difficoltà, addossando le colpe ad altri o addirittura alle scelte di Confindustria su varie nomine, non mi sembra il modo giusto di affrontare il problema. Tutta questa vicenda ha avuto un percorso anomalo, tra annunci, smentite, silenzi: non amo le ambiguità e le situazioni che danno adito a interpretazioni spesso sbagliate”, aggiunge Di Lorenzo. “Per questo ho deciso di scrivere una lettera al Presidente della Honda Italia, ricordandogli e spiegandogli che le scelte e le decisioni aziendali sono state condivise negli anni con altri 9 dirigenti italiani (responsabili di tutte le divisioni aziendali), con il Comitato Esecutivo aziendale, con il CdA della Società, con il Collegio Sindacale e la Societa’ di Revisione e Certificazione”, conclude Di Lorenzo.

In realtà le analisi di Di Lorenzo si sovrappongono perfettamente a quelle fatte nei giorni scorsi da Zone d’Ombra Tv. Ci siamo chiesti come mai, ad esempio, quelli che lavoravano gomito a gomito con l’Ad in quegli anni non si fossero accorti di quell’eventuale danno che Di Lorenzo stesse perpetrando ai danni dell’azienda. Ci siamo chiesti, soprattutto, perché Honda si sveglia dal torpore atarassico trent’anni dopo con due azioni eclatanti: annunciare battaglia legale verso uno dei suoi uomini più importanti e uscire da Confindustria. Ci siamo chiesti, infine, perché il colosso Honda ha affidato ad un sindacalista della Uilm l’onere di far uscire la notizia in merito.

Se Di Lorenzo ha qualcosa da dire lo faccia al più presto senza perdere tempo a minacciare querele a giornali piuttosto che a blog. Ci faccia capire cosa c’è dietro questo attacco di Honda nei suoi confronti. Per il resto siamo d’accordo con lui: il corto circuito tra informazione, certi tribunali e certe lobby hanno rovinato e ucciso molte persone.

Antonio Del Furbo

 

 

 

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