Dire che ce l’abbiamo con Massimo Luciani, francamente, sarebbe una bugia. Tutte le volte che in passato abbiamo avuto a che fare con questo signore, non ci siamo mai trovati male con lui. Nei nostri riguardi è sempre stato gentile e disponibile, quindi sarebbe davvero da “str…i” criticarlo tout court. Però una cosa la dobbiamo dire: “A Massimo, basta!”.
Dire che ce l’abbiamo con Massimo Luciani, francamente, sarebbe una bugia. Tutte le volte che in passato abbiamo avuto a che fare con questo signore, non ci siamo mai trovati male con lui. Nei nostri riguardi è sempre stato gentile e disponibile, quindi sarebbe davvero da “str…i” criticarlo tout court. Però una cosa la dobbiamo dire: “A Massimo, basta!”. Sì, perchè adesso Luciani è “riapparso” sulla scena politica dopo un breve periodo di oblio seguito alla sua fuoriuscita – a livello “ufficiale” – dal giro di Luciano D’Alfonso. Spieghiamola meglio: nella prima giunta comunale di ‘Big Luciano’, il buon Massimo ricopriva l’importante ruolo di assessore alle politiche comunitarie, e per questa sua esperienza è stato successivamente impegnato anche nell’associazionismo. Quando nel 2008 si tornò alle urne e D’Alfonso venne confermato sindaco di Pescara, Luciani rimase fuori dai giochi perchè non si era ricandidato. Tuttavia si decise di farlo rientrare dalla finestra assumendolo per 5 anni nello staff del primo cittadino.
Le polemiche e le dimissioni
Peccato che l’idea non piacque affatto all’opposizione di centrodestra, che scatenò un vero e proprio putiferio. E proprio a seguito delle violente polemiche che scaturirono da questo annuncio, il povero Luciani fu costretto a rinunciare all’incarico: «Caro Luciano – si leggeva in un’accorata lettera aperta indirizzata all’allora sindaco D’Alfonso – l’idea di poter continuare questo progetto nel tuo staff era un’opportunità di cui ti sono grato. Il polverone che è stato prodotto mi induce però a rinunciare. Lo spessore, la forza e i contenuti dei successi dell’amministrazione comunale non vanno sottoposti a strumentali polemiche». Il clima, in città, si era fatto sempre più teso in quei giorni caldi di cinque anni fa. E così il ‘Nostro’ decise di dimettersi.
“Volgarità e pressappochismo” contro l’Obama pescarese
Ma non finisce qui: in un crescendo rossiniano, Massimo aggiungeva che «siamo in un tempo, in questa città, in cui la battaglia politica sta degenerando nella volgarità, nel pressappochismo, nell’inconsistenza di argomentazioni, e bisogna sgomberare il campo dalle strumentalizzazioni». Roba da boato post discorso di Barak Obama. «Con il solito stile di sobrietà», concludeva, appunto sobriamente, Luciani, «continuerò a collaborare con il Comune di Pescara negli incarichi associativi che ricopro». Amen. Eppure Luciani, da assessore, aveva sviluppato e maturato una certa competenza; la stessa che aveva spinto D’Alfonso ad ‘assumerlo’. Per dirne una, nel febbraio 2008 (quindi negli ultimi mesi della prima giunta D’Alfonso) Massimo Luciani si recò a Roma, presso il Ministero degli Affari Esteri, su invito di Cosimo Risi, Ministro plenipotenziario e Membro del Consiglio dei Governatori della Fondazione Anna Lindh, per partecipare a una riunione della Rete Italiana della Fondazione Anna Lindh incentrata sulla campagna 1001 Actions for Dialogue.
Alla corte del “Sempre triste”
“Cultura e dialogo sono le parole chiave dell’agire nello spazio mediterraneo – disse nell’occasione Luciani-Obama – Le Città possono svolgere un ruolo importante sul tema del dialogo interculturale perché, grazie alla mobilità umana, è nelle aree urbane che insiste la maggiore pluralità di culture. La Città di Pescara è ormai inserita nelle reti europee più importanti e occorre dare continuità al lavoro svolto fin qui perché è nella cooperazione tra le reti che l’Unione Europea rintraccia la strategia che sarà premiata dalla prossima programmazione. Pescara deve investire sulla sua vocazione adriatica e mediterranea anche per la promozione e il consolidamento di una cultura di pace e convivenza”. Verrebbe voglia di dire ‘dalla pace e la convivenza a Ecosfera’, dove qualche tempo dopo ritroviamo Luciani in qualità di consulente. Ma questa è storia del passato. Ora abbiamo scoperto che Massimo Luciani fa parte… della segreteria del sottosegretario Giovanni Legnini! Sì, proprio lui: il Giò “sempre triste”. Una coppia mitica, non c’è che dire. E allora bentornato, Massimo. Anche se, in fondo, non te ne eri mai andato.
Giovanni Luciano Massimi Legnino