A gennaio il Governo rassicurava la popolazione mentre firmava lo stato di emergenza
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Una delibera del Consiglio dei ministri risalente a fine gennaio 2020, pubblicata in Gazzetta ufficiale, apre all’ipotesi che l’esecutivo sapesse da gennaio della pericolosità del coronavirus.

Nella riunione del 31 gennaio 2020 il Cdm si preoccupa di riunirsi per una “Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.” In sostanza, come si legge nella delibera viene dichiarato “per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”.

La vicenda potrebbe apparire quantomeno normale. Il punto è, però, che in quei giorni l’esecutivo, e in particolare il premier Conte, rassicurava sulla situazione del coronavirus. In  una conferenza stampa del 30 gennaio 2020, ovvero il giorno prima della delibera, Giuseppe Conte rassicurava gli italiani sui due casi accertati di coronavirus di quei giorni. “Sono due turisti cinesi che sono venuti nel nostro Paese” chiariva Conte. “Situazione sotto controllo e niente allarmismi”, ribadiva il premier. Peccato che uno dei suoi ministri, il ministro della Salute Roberto Speranza, proprio in quelle ore chiudeva il traffico aereo da e per la Cina.


Nonostante le rassicurazioni nella delibera del 31 gennaio si legge che si provvede con ordinanze, emanate dal Capo del Dipartimento della protezione civile in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, nei limiti delle risorse. Per l’attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell’effettivo impatto dell’evento in rassegna, si provvede nel limite di euro 5.000.000,00 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all’articolo 44, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1″.

E non è finita.

La stessa delibera prende atto della dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per il coronavirus (PHEIC) dell’Organizzazione mondiale della sanità del 30 gennaio 2020″ e “le raccomandazioni alla comunità internazionale della Organizzazione mondiale della sanità circa la necessità di applicare misure adeguate”. Viene inoltre considerata “l’attuale situazione di diffusa crisi internazionale determinata dalla insorgenza di rischi per la pubblica e privata incolumità connessi ad agenti virali trasmissibili, che stanno interessando anche l’Italia” e viene imposta “l’assunzione immediata di iniziative di carattere straordinario ed urgente, per fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività presente sul territorio nazionale”. 

Il governo sapeva ma, probabilmente, aveva scelto la linea morbida, ovvero quello del “non allarmismo”. E, infatti, i giornali parlavano d’altro.

Il primo caso di coronavirus è riscontrato il 27 febbraio 2020 a Codogno. “Il nuovo coronavirus circolava in Italia, ma anche in altri Paesi diversi dalla Cina, diverse settimane prima che venisse identificato il cosiddetto ‘paziente 1’ dell’ospedale di Codogno” ricorda il giornalista e commercialista, Fabrizio Poggiani.

A confermarlo, tra l’altro, anche uno studio condotto dal gruppo dell’università Statale di Milano e dell’ospedale Sacco, coordinato da Gianguglielmo Zehender, Claudia Balotta e Massimo Galli, che ha portato a termine “l’isolamento di 3 ceppi di coronavirus” responsabile di Covid-19, fra quelli “attualmente circolanti nell’area di Codogno”. Il contagio in Italia potrebbe essere arrivato a gennaio. La conseguenza è che risulterebbe credibile che il Governo si sia messo già a gennaio in posizione di salvaguardia pubblicando una propria delibera.

Il Governo sapeva già dei rischi ci sarebbero stati?  

di Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

Di admin

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