Il viadotto “Cerrano” si trova sull’autostrada A14 Bologna-Taranto, tra le uscite di Pescara Ovest e Pedaso. Il ponte, per via delle condizioni in cui versa, rischia la fine del Ponte Morandi di Genova, crollato ad agosto 2018.
E l’ordinanza del Gip del Tribunale di Avellino, Fabrizio Ciccone, si basa proprio su questa ipotesi. La chiusura ai veicoli superiori ai 35 quintali è arrivata dopo la decisione della locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore capo Rosario Cantelmo, su parere dell’Ufficio Ispettivo Territoriale di Roma, che vigila sulle autostrade del centro-sud. I rischi sono ancor più importanti visto che il viadotto passa sopra un’altra strada transitabile.
Poco meno di un mese fa l’ingegner Placido Miglioro, dirigente dello Uit di Roma, aveva inviato alla Direzione del VII Tronco – Città Sant’Angelo (Pe) – di Autostrade per l’Italia, una nota in cui venivano riportate le ispezioni eseguite a più riprese tra il 2018 e il 2019. Analisi che avevano riscontrato ammaloramenti avanzati costituiti dall’ossidazione delle parti metalliche e deformazione dei singoli componenti delle cerniere di taglio.
Tra l’altro, mancherebbe anche l’autorizzazione sismica al progetto di risanamento presentato da Aspi, che non consente di ritenere adeguati gli interventi provvisionali di messa in sicurezza ipotizzati. Come se non bastasse, la concessionaria non avrebbe fornito valutazioni documentate sul raggiungimento degli adeguati standard di sicurezza.
Da qui l’imposizione di limitare il carico verticale che potrà transitare sul viadotto, in modo da mitigare i rischi connessi al diffuso ammaloramento della struttura.
La situazione
A settembre scorso la Procura di Avellino, titolare dell’inchiesta-bis su Autostrade per l’Italia, ha posto i sigilli sulle barriere dei viadotti dell’autostrada A14 Bologna-Taranto. Si tratta del “Cerrano”, “Marinelli”, “Valloscura”, “Petronilla”, “Sp e Fosso Calvano”, “Vallelunga”, “Fosso San Biagio”, “Campofilone”, “Santa Giuliana” e “Santa Maria”, posti fra le uscite Pescara Ovest e Pedaso lungo un tratto autostradale di 94 chilometri.
Il provvedimento
Il provvedimento è stato preso a seguito della perizia effettuata d’ufficio dal dottor Felice Giuliani, il quale durante il processo per la strage di Acqualonga, che il 28 luglio del 2013 causò 40 vittime, contestò ad Autostrade per l’Italia di non aver rispettato quanto stabilito nel regolamento per quanto concerne la progettazione, l’omologazione e l’impiego delle barriere stradali di sicurezza. I consulenti, accusano Aspi di aver impiegato materiale scadente e tecniche inadeguate. Il Procuratore Rosario Cantelmo e il sostituto Cecilia Annecchini, titolari dell’indagine, hanno ottenuto il sequestro delle barriere sui viadotti “incriminati”.
Tirafondi non testati
Per la Procura di Avellino i tirafondi che ancorano al suolo le barriere sui viadotti non sarebbero stati sufficientemente testati. Ed è per questo che il 28 luglio del 2013 sarebbe avvenuta la strage in cui un autobus pieno di pellegrini precipitò da un viadotto lungo l’autostrada Napoli – Bari, all’altezza di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino. Aspi in quell’occasione spiegò che i tirafondi avevano un problema di corrosione.
I crash test
La Procura di Avellino si è concentrata sui crash test condotti da Aspi sui tirafondi. Secondo Il Sole 24 Ore “inizialmente il Consiglio superiore aveva espresso dubbi solo perché Aspi non aveva dimostrato che la modifica lasciasse invariata la capacità della barriera di trattenere i veicoli senza provocare troppo danni agli occupanti di quelli più leggeri”.
Richiesta di rimborso del pedaggio
In attesa che il contenzioso tra la Procura di Avellino e Aspi giunga arrivi a termine, gli automobilisti chiedono “Perché non sospendere il pagamento tra Pescara e Fermo visti i disagi?“.
Federconsumatori a Fanpage lancia l’appello: “Invitiamo chi ha subito disagi a inviare ad Autostrade per l’Italia una richiesta di conciliazione (che potete scaricare sotto) per ottenere un rimborso del pedaggio pagato. I tempi non saranno brevi, purtroppo, ma il primo passo da fare è quello di ‘ufficializzare’ il disservizio subito, allegando anche i biglietti di ingresso e uscita dall’autostrada oltre alle ricevute del pagamento del pedaggio. Federconsumatori ha inoltre fatto una richiesta di accesso agli atti: riponiamo piena fiducia nella magistratura, ma siamo preoccupati che anche le organizzazioni criminali possano aver svolto i lavori su alcuni viadotti autostradali impiegando materiali e tecniche inadeguate. In attesa di conoscere nei dettagli la situazione non possiamo che lamentare le scarse informazioni fornite da Autostrade agli utenti: sarebbe bastato informarli tempestivamente dei disagi a cui sarebbero andati incontro e suggerire, eventualmente, percorsi alternativi”.
Modulo Conciliazione Autostrade 2019