Sono finite tutte all’asta del 30 ottobre scorso le pregiate bottiglie di vino dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto dalla valanga che il 18 gennaio 2017 fece 29 vittime. La notizia ha provocato lo choc delle famiglie.
A renderlo noto è l’avvocato Romolo Reboa che ha spiegato: “Le ha messe in vendita – prosegue Reboa – il curatore del Fallimento 70/2010, Del Rosso srl, mentre non è conosciuto chi farà il macabro brindisi al prezzo di aggiudicazione di 1.800 euro e ha partecipato per rilanciare, dato che il prezzo base era di 700 euro. L’annuncio è apparso sul sito Aste Giudiziarie”. Reboa sottolinea che “ciò che ha sconvolto i miei assistiti è che vi è stata una macabra asta che ha visto più persone competere per assicurarsi le bottiglie della cantina della morte”.
La replica: «Beni estranei alla tragedia»
Il curatore fallimentare — l’avvocato Sergio Iannucci — replica all’Adnkronos: “Il discorso non è in questi termini, si tratta – spiega – di beni della società che gestiva l’albergo che era debitore nei confronti della procedura fallimentare e che sono stati ceduti a pagamento di parte del debito, non avendo altre risorse per pagarlo. Io, di conseguenza, con l’autorizzazione del giudice, li sto mettendo in vendita. Non c’è alcun collegamento tra i beni all’asta e le vicende che riguardano la valanga che ha poi travolto l’albergo, così come non c’entrano le vittime. Sono commenti speculativi. Tra l’altro, nell’area che è sotto sequestro – sottolinea il curatore – noi siamo entrati con autorizzazione della Procura della Repubblica e del Gip insieme ai carabinieri. Il fallimento è estraneo alle vicende dell’albergo, ripeto, perché di proprietà di terzi”.