Appena 10 giorni fa Matteo Salvini spiegava che per le prossime elezioni in Calabria sarebbero serviti “candidati nuovi, specchiati.” Dunque, una riflessione: “Se uno ha il Comune in bancarotta come fa a fare il governatore? È come candidare la Raggi a presidente del Consiglio…”.
Il riferimento dell’ex ministro dell’Interno era diretto a Mario Occhiuto, il nome su cui è orientato il centrodestra, per la candidatura a governatore della Regione.
Occhiuto e le indagini della Procura
Occhiuto, però, ha un problema: la Procura della Repubblica di Catanzaro lo ha appena rinviato a giudizio. Con il sindaco di Cosenza dovranno comparire davanti ai giudici il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio (Pd), l’ex consigliere regionale del Pd Nicola Adamo e di altre 17 persone tra politici, dirigenti regionali, tecnici e imprenditori. Le accuse, a vario titolo, sono associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture, turbative d’asta, corruzione e traffico di influenze illecite in relazione ad alcuni appalti. L’udienza dal gup è il 13 dicembre.
Le accuse
Secondo l’ipotesi accusatoria, alcuni degli imputati facevano parte di un’associazione a delinquere – l’accusa non riguarda Occhiuto – che, nei rispettivi ruoli politici, amministrativi, istituzionali ed imprenditoriali, si muoveva con lo scopo di orientare in proprio favore le attività connesse alla opere pubbliche, e “commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione”. A promuovere questa organizzazione, secondo l’accusa, Oliverio e Adamo. Il gip, in seguito, ha in parte ridimensionato le accuse dicendo che gli indagati hanno agito con “una prassi generalmente accettata”, gestendo “in chiave opportunistica le dinamiche politiche” ma “manca la dimostrazione del fatto che abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa”.
la candidata leghista alla Regione Umbria Donatella Tesei», secondo la sottosegretaria agli Affari Europei Laura Agea, esponente umbra del Movimento 5 Stelle. «Era ora. Secondo il leader della Lega non è possibile candidarsi a fare il presidente di Regione dopo aver lasciato i debiti nel proprio Comune. Una sonora bocciatura per Donatella Tesei che pochi mesi fa ha lasciato il comune di Montefalco con un bel buco di bilancio da 2 milioni di euro. Tanto che la nuova amministrazione di centrodestra ricorre all’auto ostruzionismo per non approvare il bilancio consolidato che certifica il disavanzo. Meglio tardi che mai, la Tesei non è una candidata credibile per rilanciare l’Umbria».
Dunque, Salvini aveva tutto il merito morale (e politico) di sollevare la questione. Ma perché il leader leghista non ha usato lo stesso metodo di analisi con la sua candidata e, da qualche ora, governatore dell’Umbria Tesei?
Il buco di bilancio
Il neo presidente di Regione, nonché senatrice, è anche stata sindaco, dal 2009 al 2019, di Montefalco il piccolo comune di 5mila anime della provincia di Perugia. Donatella Tesei, stando alle carte, ha lasciato un buco pari a 1.617.672,16 euro.
Nel 2017 la Corte dei Conti di Perugia, dopo aver scandagliato la documentazione, è intervenuta su “entrate fittizie per un milione e mezzo” nella gestione del 2014 facendo notare che sarebbero stati messi a bilancio “per fingere che fosse in equilibrio”. Quel milione e mezzo di entrate fittizie sono 1,4 milioni di euro di tasse locali (TARI, IMU e TASI) inseriti alla voce “residui attivi” ma che non sono mai arrivati nelle casse del Comune. La maggioranza, secondo l’opposizione, ha iscritto a bilancio il gettito teorico totale delle imposte e non quello reale, da qui la differenza tra il gettito reale e quello “previsto” che però non teneva conto della quota di evasione.
L’elezione di Tesei
Nel 2019 Tesei viene eletta a Palazzo Madama con la Lega e lascia il Comune. A quel punto, la nuova amministrazione insediatasi, effettua una verifica sul bilancio previsionale approvato a marzo di quest’anno dalla giunta Tesei scoprendo che erano stati iscritti a bilancio altri 400 mila euro di entrate tributarie sovrastimate. Tasse che sulla carta avrebbero dovuto generare un certo introito ma che nella realtà non hanno generato quanto “previsto”. Nel frattempo viene fatto un esposto all’ANAC perché sul sito del Comune la sezione “Amministrazione Trasparente”, che per legge dovrebbe essere costantemente aggiornata l’elenco dei consulenti e dei professionisti pagati dal Comune non è aggiornato dal 2014. Non solo. Sul sito non ci sono nemmeno gli atti relativi ad affidamenti ed appalti pubblici.