Ancora un punto a favore per la famiglia a Boschi. E precisamente per Pier Luigi Boschi. Il padre dell’onorevole Maria Elena Boschi si libera definitivamente di un’altra accusa, quella di bancarotta fraudolenta sulla mancata fusione con la Popolare di VicenzaPier Luigi Boschi.
Con lui erano coinvolti nell’inchiesta l’ultimo presidente, Lorenzo Rosi, il vice Alfredo Berni, l’ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi.
Il Gip Fabio Lombardo il 12 settembre scorso (ma la notizia si è diffusa solo ora) ha firmato il decreto di archiviazione che era stato chiesto dal pool di Pm della procura da anni al lavoro sul caso di Banca Etruria. Dunque, sul mancato accordo con l’istituto veneto non si andrà a processo.
Una piccola rivincita per quanti da parte aretina condussero le trattative con Gianni Zonin, allora presidente di Bpvi. Il liquidatore Giuseppe Santoni accusa tutti di aver fatto fallire l’intesa e chiede loro 212 milioni di danni nell’azione civile di responsabilità di Roma. Somma che rappresenterebbe l’equivalente di quanto Vicenza avrebbe pagato se l’Opa su Etruria fosse andata a buon fine. I tre indagati Rosi, Berni e Boschi hanno sempre sostenuto che la trattativa non saltò per colpa loro e che in ogni caso a Bpel non sarebbe venuto alcun vantaggio, viste le drammatiche condizioni finanziarie della popolare veneta.
Il Gip Lombardo scrive che “dagli atti che sono stati trasmessi, infatti, risulta che il mancato accordo commerciale in ragione dello stato di crisi in cui entrambi gli istituti di credito versavano, non è idoneo di per sè a ritenere integrati i reati ipotizzati”.
Tradotto vuol dire che un’aggregazione con Vicenza non avrebbe evitato il crac. Lombardo aggiunge che “sulla scorta degli elementi di fatto che sono stati accertati nel corso delle indagini, non è possibile effettuare alcuna prognosi positiva in merito al nesso causale fra la condotta omessa e il verificarsi dell’evento di danno”.
Nuova richiesta di archiviazione per Pierluigi Boschi sul caso Banca Etruria
Nel caso in cui i cinque indagati avessero mandato a monte l’accordo la bancarotta non ne sarebbe stata la conseguenza. E proprio Boschi nei giorni scorsi si è difeso nel processo civile di Roma argomentando con questa tesi.
La verità di Pier Luigi Boschi
Nell’atto di comparsa per l’azione civile di responsabilità che è ripresa il 7 ottobre scorso al tribunale delle imprese di Roma, l’avvocato Paolo Cesare Pecorella ha letto un documento che rispecchiava la versione di Pier Luigi Boschi. Sull’accordo fallito con Vicenza, che Santoni addebita per intero agli aretini, Boschi già allora la definiva assurda.
Banca Etruria: archiviazione per Pierluigi Boschi
Etruria, si è evidenziato nel documento, non ha subito alcuna perdita di chance dall’integrazione saltata perché l’istituto di Zonin, già malmesso, non era in grado di assorbire la consorella aretina. A confermarlo al processo il direttore della vigilanza di via Nazionale Carmelo Barbagallo. L’atto spiega ancora che non fu Bpel a far fallire la fusione, ma lo stesso Zonin, che nella risposta del 17 giugno 2014 (riunione in Banca d’Italia) nel respingere la controproposta aretina non fa alcun riferimento al carattere “provocatorio” che gli attribuisce Santoni. La proposta di Vicenza era tutt’altro che un’Opa e, scrive la memoria Boschi, lo riconoscono lo stesso Zonin e Bankitalia. Improbabile, dunque, che venisse accettata la proposta nell’assemblea dei soci di cui il liquidatore ha sempre lamentato la mancata convocazione. Il Cda di Etruria non mandò a monte la trattativa ma mise a punto un strategia più complessa di fusione a più stadi. Quindi i 212 milioni sarebbero andati agli azionisti che avessero aderito, mai alla banca. Nessun danno inferto da Boschi insomma.
Nessun conflitto d’interessi
Sul tema dei grandi crediti mai rientrati Boschi non ha mai avuto per sé neppure un euro in conflitto di interessi in quanto i 180 milioni deliberati prima del suo arrivo nel Cda. A cose fatte quindi. E per i prestiti concessi a Sacci, High-Facing (la società che realizzò il fotovoltaico dello Yacht Etruria) Boschi partecipò solo a poche votazioni di contorno rispetto ai fidi principali.
La storia
Pier Luigi Boschi, nella sua qualità prima di consigliere e poi di ultimo vicepresidente di Bpel, è stato raggiunto nei mesi scorsi dall’avviso di chiusura indagini per bancarotta semplice per le consulenze d’oro e dalla decisione di un altro gip, Piergiorgio Ponticelli, di prendersi una pausa di riflessione prima di archiviare, come suggerito dalla procura, la vicenda questione della liquidazione dell’ex dg Bronchi. Il liquidatore di Banca Etruria, Giuseppe Santoni, accusa gli ex 5 vertici di aver fatto fallire l’intesa e chiede loro 212 milioni di danni nell’azione civile di responsabilità davanti al tribunale di Roma, l’equivalente di quanto Vicenza avrebbe pagato se l’Opa su Etruria fosse andata in porto. Rosi, Berni e Boschi hanno sempre sostenuto che non furono loro a far saltare la trattativa e che in ogni caso a Bpel non sarebbe venuto alcun vantaggio, viste le drammatiche condizioni finanziarie.