Decine di migliaia di famiglie italiane coinvolte e migliaia di famiglie abruzzesi che hanno sottoscritto almeno un buono postale fruttifero.
L’Associazione dei consumatori fa sapere che Poste Italiane, al momento dell’incasso dei buoni fruttiferi, fa firmare ai clienti (in tanti si sono rivolti al Codici) alcune liberatorie in cui si attesta che non si pretende altro denaro oltre quello accordato da decreto ministeriale. Codici ha annunciato una denuncia penale contro Poste Italiane.
I dettagli
I consumatori che hanno sottoscritto dei buoni fruttiferi postali, al momento della scadenza di essi si sono trovati in mano un importo inferiore rispetto agli interessi indicati sulla tabella posta sul retro del buono. Ai fini del calcolo, infatti, è stata applicata non la tabella riportata sul buono, ma un decreto del ministero del 13 giugno 1986 il quale stabilisce tassi di interesse inferiori a quelli indicati sul buono, ritenuti applicabili anche a serie di buoni emessi prima della sua entrata in vigore.
Il bluff di Poste Italiane
La Suprema Corte di Cassazione l’Arbitro Bancario Finanziario hanno già riconosciuto non valida tale applicazione di Poste dando per buono il conteggio riportato sul buono e la non applicabilità del decreto. Nonostante l’errata interpretazione del decreto, Poste Italiane sembra stia rimborsando almeno 20% in meno delle somme dovute, ritenendo che le condizioni riportate nella parte posteriore del buono non abbiano valore perché superate da quelle del decreto ministeriale.
Codici invita i cittadini a recarsi nei propri uffici
I consumatori caduti nella trappola di Poste Italiane possono rivolgersi all’Associazione prima di incassare e di incappare nella beffa. Per chi ha già incassato le somme può comunque rivolgersi allo Sportello legale di Codici, che provvederà ad avviare le azioni legale per risarcire i cittadini delle somme che ancora non sono state corrisposte.