Michael Schumacher, ricoverato da poche ore all’ospedale George Pompidou di Parigi, verrà sottoposto a una terapia top-secret. Un velo di mistero anche sulle reali condizioni del pilota tedesco, dopo l’incidente su una pista da sci nel 2013.
Ad aver preso in cura il pilota è lo specialista Philippe Menasché, luminare nel campo della ricerca sulle cellule staminali. “I miei interessi di ricerca sono focalizzati sull’uso di vescicole extracellulari derivate da cellule staminali (in particolare esosomi) per il trattamento dell’insufficienza cardiaca e comprendono la produzione su larga scala conforme a GMP di queste vescicole, la loro purificazione, caratterizzazione, meccanismo d’azione a livello molecolare livello” ha dichiarato il professore. Insomma, Menasché è un cardiologo che studia le cellule staminali utilizzate per riparare danni al cuore. Nel 2014 ha ottenuto una prima mondiale impiantando cellule cardiache, derivate da staminali embrionali, in un paziente con una grave forma di insufficienza cardiaca: queste cellule non erano state iniettate direttamente nel circolo sanguigno, ma intrappolate in una specie di cerotto fatto di fibrina e applicato sul cuore. Potrebbe essere possibile, dunque, che anche su Schumacher venga praticato qualcosa di simile per sostenere le funzioni del cuore. C’è, poi, una seconda ipotesi. Certe cellule staminali (le cosiddette mesenchimali) non solo possono differenziarsi in alcuni tipi di tessuti, ma possono anche modificare il microambiente degli organi, stimolando la produzione di cellule, e produrre fattori anti-infiammatori. Molti gruppi di ricerca, compreso quello di Menasché, stanno conducendo esperimenti di questo tipo.
Fattori anti-infiammatori che agirebbero positivamente sul cuore e anche sui polmoni, riducendo il grado di infiammazione.
Terapia iniziata
La terapia, intanto, è iniziata in questi minuti e Schumacher sarebbe sottoposto a cure innovative anti-infiammatorie facendo ricorso a un composto di cellule staminali preparato dal professor Philippe Menasché.
Schumacher è arrivato all’ospedale lunedì scorso intorno alle 15.30 a bordo di un’ambulanza gialla e blu con targa svizzera. Le altre volte, invece, era giunto in elicottero. Un ricovero, quello dell’ex pilota, oggi 50enne, registrato sotto falso nome. Il quotidiano ‘Le Parisien’ ha riferito che l’ex pilota “beneficerà di infusioni di cellule staminali diffuse nell’organismo per ottenere un’azione antinfiammatoria sistemica, cioè in tutto il corpo”. Il “trattamento dovrebbe iniziare martedì mattina e il paziente dovrebbe lasciare l’ospedale mercoledì,” ha aggiunto il giornale, secondo il quale il tedesco “ha fatto almeno due visite all’ospedale europeo Georges-Pompidou la scorsa primavera”.
Un intervento sperimentale con staminali, è stato tentato anche in Italia qualche anno fa. Lo afferma Angelo Vescovi, direttore scientifico dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, secondo cui è giusto provare una terapia sperimentale se non ci sono alternative ma sempre seguendo i principi dell’etica e della sicurezza del paziente. “Circa 5-6 anni fa ero stato contattato da una persona che conosceva la famiglia di Schumacher, che mi aveva chiesto se si poteva fare qualcosa, ma poi non se ne fece più nulla – ricorda Vescovi -. In quel periodo con il mio gruppo avevamo compiuto un tentativo, dopo l’ordine di un giudice, iniettando nel cervello di un ragazzo in coma le stesse cellule che usiamo per la sclerosi multipla, con risultati abbastanza buoni. Dopo il caso Stamina però è cambiata la legge, e da noi questo uso compassionevole è diventato molto più difficile, praticamente impossibile. Al momento però possiamo solo fare ipotesi su cosa stiano facendo a Parigi, anche perché non esistono dati pubblicati sull’uso di staminali su persone in coma, anche se non possiamo escludere che i ricercatori che seguono il pilota abbiano qualche risultato preliminare, magari sugli animali”. L’esperto, non è difficile ‘portare’ delle staminali nel cervello. “È possibile che si cerchi di infondere qualche tipo di cellula nei ventricoli cerebrali, tecnicamente ormai è un intervento quasi di routine, che anche noi utilizziamo nei test sui pazienti con sclerosi multipla – spiega al Corriere -. Lì le cellule riducono l’infiammazione, e rilasciano sostanze nutritive che teoricamente potrebbero dare dei benefici anche per una persona in coma. Personalmente non sono contrario a questo tipo di tentativi, purché fatti sotto il controllo di un comitato etico, in sicurezza per il paziente e nel rispetto delle leggi, come sicuramente sta avvenendo a Parigi”.