L’immagine simbolo di questo sessantaseiesimo governo è Giuseppe Conte che strizza l’occhio a Luigi Di Maio mentre il ministro degli Esteri firma l’incarico.
Due personaggi entrambi morti quell’8 agosto scorso quando Matteo Salvini aprì la crisi da Pescara. Di Maio, oggi, è uomo “nuovo”, rigenerato, sorridente. Lui, che fino a ieri sembrava avviarsi verso la via del tramonto, oggi appare (e lo è) come uno dei vincitori. Anzi, come il vincitore per la poltrona pesante conquistata.
L’altro trionfatore, manco a dirlo, è proprio lui, Giuseppe Conte, che non smette di ridere da ieri. E, come se non bastasse, c’è anche un terzo vincitore: Dario Franceschini, colui che per primo ha teorizzato un governo a 5 stelle. L’ultimo “sorridente” è il neo ministro alla Salute, Roberto Speranza, che con uno “zero virgola” del suo partito ha conquistato una poltrona pesante. Poi, spazio alla fiction con Bonafede che giura con la mano sul cuore, Costa che davanti a Mattarella batte i tacchi, Costa che batte un cinque con Patuanelli e sempre Costa che dà un bacio a Bellanova.
Insomma, tutti felici per le poltrone ritrovate.