L’Unidav, l’università telematica di Chieti, usata come un bancomat. A dirlo, senza giri di parole, il procuratore capo della Repubblica di Chieti Francesco Testa.
L’Unidav sarebbe stata depredata con un sistema collaudato di frodi, appropriazioni e falsificazioni di documenti su larga scala. Soldi che venivano utilizzati per fini più vari: dalla costituzione di altre società e fondazioni al pagamento di fatture personali per la gestione di aziende di persone collegate al consiglio di amministrazione.
In 184 pagine di ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Isabella Maria Allieri su richiesta del sostituto procuratore Giancarlo Ciani si specifica tutto l’accaduto. Sono 5 le persone arrestate a cui hanno seguito il sequestro preventivo di mobili, immobili e conti correnti per circa 800 mila euro. In carcere sono finiti Lorenzina Zampedri, A. T. e Ciro Barbato: una ex componente del Cda di Unidav e membro del cda di Eduworld, un avvocato, l’ultimo ad essere catturato, e una sorta di supporto all’attività bancaria di trasferimento del denaro. Ai domiciliari, invece, sono finiti Antonio Cilli, già membro del Cda e professore straordinario della università d’Annunzio, e Luigi Salesi, imprenditore nel settore della formazione e dell’istruzione. Per loro accuse a vario titolo, di peculato, riciclaggio, autoriciclaggio e abuso d’ufficio.
Gli inquirenti hanno concentrato le loro indagini sul bando predisposto dalla Fondazione Gabriele D’Annunzio, di cui Unidav è una costola, che ha consentito alla slovacca Sevs, formalmente una organizzazione senza scopo di lucro, di ottenere il controllo di Unidav. Sevs a sua volta controllata da una società di Malta, la Eduworld. Un bando, censurato per illegittimità dal Tar, su cui la Procura ha annunciato ulteriori indagini. Il bando avrebbe dovuto ricercare per Unidav un socio alla pari e non un partner istituzionale al quale offrire la maggioranza del Cda e dunque il controllo totale, controllo che invece sarebbe dovuto restare nelle mani della Fondazione.