“C’è una gigantesca questione morale da affrontare, io mi sento totalmente estraneo rispetto a questa drammatica contingenza e convinto che la maggioranza dei magistrati lo siano”. E ancora: “Per me quello di oggi è un grande onore, ma anche un grande onere. Non bisogna spegnere i fari su questa vicenda, ma andare fino in fondo”.
A dirlo è Luca Poniz, pubblico ministero a Milano, toga di Magistratura democratica ed iscritto ad Area, nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Del resto, chi in questi anni ha seguito i tanti congressi di Md conosce bene Poniz, un ideologo i cui interventi sono stati sempre i più impegnati e anche i più densi di riflessioni. Poniz ringrazia con “un pensiero di gratitudine i colleghi Perugia” per l’indagine sulle toghe sporche e pure a quelli di Roma “per i segnali sinistri che hanno subito”.
A Poniz presidente si affianca come segretario Giuliano Caputo, pm a Napoli ed esponente di Unicost, con un ruolo che ricopriva già nella precedente giunta Grasso. Alle 16 e trenta, dopo ore di trattative, arriva l’elezione. Un cambio che consente l’ingresso nel governo delle toghe anche della corrente di Piercamillo Davigo, Autonomia e indipendenza, che ha posto una condizione, non premiare con la presidenza proprio Unicost, il gruppo di Luca Palamara, che tra l’altro giusto 24 ore prima, con il segretario Enrico Infante, ha criticato Davigo perché da componente dell’Anm si è poi candidato ed è stato eletto al Csm.
La corrente del deputato Pd Cosimo Maria Ferri, ma da sempre storico capo di Mi, resta all’opposizione.
Con Unicost entra Area, il cartello di sinistra della magistratura che raggruppa Magistratura democratica e il Movimento per la giustizia. Area, di prima mattina, sembrava non disponibile a candidarsi per la presidenza, proprio per evitare che ciò potesse suonare come una rivendicazione punitiva rispetto a chi è stato coinvolto nell’inchiesta di Perugia. Poi la svolta che ha portato Poniz alla presidenza.