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Evidentemente i 5 stelle non hanno preso bene la sconfitta sull’emendamento che ha riattribuito 3 milioni di euro a Radio Radicale. E sul loro blog continuano le invettive. Come da prassi.

di Antonio Del Furbo

“Sono quelli per cui l’economia e il mercato funzionano da soli, per cui lo Stato non deve intervenire. In realtà sono liberisti solo con i problemi degli altri”. Inizia così il post sul blog ufficiale del MoVimento 5 Stelle. E così Radio Radicale (o Radio Soros se preferite) incassa altri 3 milioni delle tasse degli italiani grazie a un regalo di tutti i partiti. Ovviamente il MoVimento 5 Stelle si sottrae a questo giochino: non ci sono regali da fare a radio private, mentre tante altre emittenti in tutta Italia tirano avanti da sole, a costo di sforzi e sacrifici. I soldi pubblici per noi vanno impiegati per migliorare i servizi ai cittadini. Perché l’intervento dello Stato serve e forte.”  



Intanto bisognerebbe ricordare ai 5 stelle che sono al governo e che, quindi, ciò che è successo è anche colpa loro. Poi, sarebbe molto interessante capire, a proposito di trasparenza e fondi pubblici, come mai ogni parlamentare a 5 stelle versa 300 euro al mese alla piattaforma Rousseau, ovvero ad un’associazione la cui proprietà e la gestione è affidata alla Casaleggio Associati, una società di consulenza di Milano. La Casaleggio è stata fondata nel 2016 da Gianroberto e Davide Casaleggio, quest’ultimo è attualmente il presidente, mentre gli altri tre soci sono Massimo Bugani, Pietro Dettori e Enrica Sabatini. L’Associazione nel primo anno completo di Rousseau (2017) “si è chiuso con 357.000 euro di ricavi grazie principalmente alle donazioni (di 53 euro in media) dei sostenitori e degli iscritti, a fronte di 493.000 euro di costi”.

E Rousseau, dunque la Casaleggio Associati, non dovrebbe essere sul mercato esattamente come Radio Radicale? Probabilmente la piattaforma avrebbe meno titoli a recuperare fondi dagli eletti a 5 stelle (dunque fondi pubblici) visto che, a differenza di Radio Radicale, rappresenta solo un pezzo della società.

Qualche dubbio sull’opportunità di versare lo stipendio nelle casse di Rousseau evidentemente è venuto anche agli onorevoli visto che, nei primi mesi dell’anno, solo uno su cinque (61 su un totale di oltre 330) hanno versato regolarmente i 300 euro al mese. Non hanno più pagato anche molti big: nell’elenco manca perfino Luigi Di Maio, oltre a esponenti del governo come Giulia Grillo, Danilo Toninelli, Laura Castelli e la vice presidente del Senato Paola Taverna. Nonostante questo “inghippo” la piattaforma continua a rastrellare 90mila euro al mese.

L’altra questione che spaventa onorevoli e senatori è il rischio schedatura: protestano per i malfunzionamenti ed esigono chiarimenti sulla gestione dei propri dati personali. E alcuni hanno avviato approfondimenti legali per capire come bloccare il pagamento.

Insomma, a un “Radio Soros” che rimane, si contrappone un “Onorevole Rousseau”. Per fortuna.

Di admin

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