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L’inchiesta, portata avanti dalla Procura di Perugia, è riferita ai rapporti dell’ex consigliere del Csm con l’ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone, Fabrizio Centofanti. Quest’ultimo è stato arrestato nel 2018 per frode fiscale e in affari con Pietro Amara, finito anche lui sotto la lente della magistratura per una vicenda di sentenze pilotate.



Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati e attuale numero uno della corrente Unicost (Unità per la Costituzione), risulta indagato per corruzione dalla Procura di Perugia. Palamara, secondo i giudici, avrebbe ricevuto sostanziosi benefit da Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone, nonché lobbista arrestato nel febbraio 2018 per frode fiscale in affari con Pietro Amara.

Anche il Csm aprirà un fascicolo su Palamara.

“Il fascicolo sarà certamente aperto perché c’è un automatismo in questi casi”, spiega il presidente della Prima Commissione, Alessio Lanzi. Stando a quanto riferito dai giornali, l’iscrizione nel registro degli indagati di Palamara è inserita nella partita per la successione alla guida della Procura di Roma, dopo l’addio di Giuseppe Pignatone.

“Il Consiglio Superiore dellaMagistratura -scrive Repubblicaha trasformato la successione del procuratore Giuseppe Pignatone in un mercato dei pani e dei pesci prima, in una cruenta congiura di palazzo, poi, che ha mandato in pezzi correnti, alleanze.”

L’inizio

La storia parte in autunno dello scorso anno senza che nessun organo di stampa si preoccupi di riportare la notizia. È il tempo in cui la Procura di Roma trasmette alla Procura di Perugia, competente per le indagini sui magistrati della Capitale, “gli atti relativi a una serie di circostanze che documentano una disinvolta amicizia tra Luca Palamara, magistrato della Procura, già consigliere del Csm ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati e Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone. Un lobbista arrestato nel febbraio di quell’anno per frode fiscale, vicino agli ambienti del Pd e in affari con Piero Amara, avvocato travolto dall’inchiesta della Procura di Roma per il suo ruolo nelle sentenze “aggiustate” della magistratura amministrativa.”

L’indagine per corruzione è affidata al pm Gemma Miliani e al Gico della Guardia di Finanza, su segnalazione arrivata da Roma. Nell’amicizia tra Palamara e Centofanti ci sarebbero viaggi e regali “galanti” che andrebbero molto al di là dell’opportuno. E Palamara sarebbe il protagonista degli interessi legati alla successione di Pignatone. L’ex presidente dell’ANM si sarebbe mosso di concerto e con grande disinvoltura con un altro magistrato e gran tessitore della politica giudiziaria del Paese, Cosimo Maria Ferri (figlio dell’ex ministro socialdemocratico della prima Repubblica), “deputato renziano, già sottosegretario Pd alla Giustizia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, legato a Niccolò Ghedini e Denis Verdini e da sempre pontiere con quel mondo di marca berlusconiana, non fosse altro perché capace di portare in dote l’ala conservatrice e moderata della magistratura, la sua corrente Magistratura indipendente, di cui è stato anche segretario.”

Secondo quanto riferito da Repubblica, Palamara e Ferri avrebbero voluto assumere il controllo degli equilibri e delle maggioranze del Consiglio per riscrivere l’accordo già “fatto” che vuole tutte le correnti pronte ad appoggiare per la successione a Pignatone il procuratore di Palermo, Franco Lo Voi.  Un progetto che inizia con il voto garantito di Palamara e la sua corrente Unicost e che nomina vicepresidente del Consiglio David Ermini, laico del Pd ed ex responsabile giustizia del partito. “Le cui mosse, fuori da Palazzo dei Marescialli, sono telecomandate politicamente da un convitato di pietra che risponde al nome di Luca Lotti, l’ex sottosegretario renziano alla Presidenza del Consiglio ed ex ministro, travolto politicamente dall’indagine Consip nella stagione di Pignatone” aggiunge Repubblica. L’obiettivo finale è azzerare negli uomini, nelle prassi, nella cultura investigativa, nel rapporto con la Politica e il Palazzo, l’eredità “giudiziaria” lasciata da Pignatone a Roma disarticolando le collaborazioni con gli uffici giudiziari chiave del Paese. Come Milano, Napoli, Palermo.

Il trionfo di Palamara

L’appoggio al tradimento di Lo Voi e il consenso della sua Unicost alla nomina di Viola gli garantiranno un posto da Procuratore aggiunto a Roma. Promessa che vale per lui e per Giancarlo Cirielli, fratello dell’Edmondo oggi deputato di Fratelli d’Italia che firmò la famosa legge ad personam che salvò Berlusconi nel 2005. “E questo, facendo fuori magistrati concorrenti come Sergio Colaiocco, il pm del caso Regeni, o Ilaria Calò, la pm che ha coraggiosamente rivoltato Ostia come un calzino associando, per la prima volta, il nome dei suoi clan alla parola ‘mafia’.”

Replica Palamara

“Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave e infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti. Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato perché voglio mettermi a disposizione per chiarire, nella sede competente a istruire i procedimenti, ogni questione che direttamente o indirettamente possa riguardare la mia persona”.

Ad affermarlo in una nota l’ex consigliere del Csm Luca Palamara. “Mai, e sottolineo mai, baratterei il mio lavoro e la mia professione per alcunché e sono troppo rispettoso delle prerogative del Csm per permettermi di interferire sulle sue scelte e in particolare sulla scelta del procuratore di Roma e dei suoi aggiunti”.

Di admin

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