“L’Ecuador ha revocato illegalmente l’asilo politico concesso in precedenza a Julian Assange in violazione del diritto internazionale”.
Finisce così la parabola del fondatore di Wikileaks e che era ospite dell’ambasciata dell’Ecuador dal 2012. Il governo di Quito gli ha revocato l’asilo politico.
Lanciammo l’allarme a marzo, nel post dal titolo “Julian Assange, l’uomo che ha rivoluzionato l’informazione lasciato “morire” in una stanza” in cui raccontammo le condizioni di salute di Assange e l’indifferenza dei governi e dei media nei suoi confronti.
E, infatti, il suo arresto era nell’area tant’è che Scotland Yard lo ha appena prelevato dall’ambasciata dell’Ecuador di Lenin Moreno e portato nella stazione centrale di Londra. Moreno ha deciso di cancellargli l’asilo concessogli sette anni fa. Alla luce dell’arresto la sua accusatrice in Svezia ha chiesto la riapertura dell’inchiesta per stupro.
Julian Assange, l’uomo che ha rivoluzionato l’informazione lasciato “morire” in una stanza
Sollevato e portato via di peso da sette agenti in borghese della polizia di Londra è stato arrestato in base a un mandato del 2012, quando invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia per l’interrogatorio in merito alle accuse di stupro, si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra chiedendo asilo: era il 19 giugno 2012. L’Ecuador all’epoca era guidato dal presidente Rafael Correa che gli concesse protezione perché ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks che l’estradizione in Svezia potesse in seguito estradarlo negli Stati Uniti, dove dal 2010 è in corso un’inchiesta del Grand Jury di Alexandria, in Virginia, per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano. Inchiesta che, tra l’altro, è ancora in corso e a novembre scorso le autorità americane hanno, inavvertitamente, rivelato che esiste un mandato di arresto coperto da segreto contro Julian Assange.
Assange dovrà scontare pochi mesi in quanto tutto quello che gli viene imputato è la violazione del rilascio su cauzione, l’inchiesta svedese per stupro, infatti, è stata archiviata il 19 maggio 2017, dopo che la Svezia, per sette anni, ha mantenuto l’indagine alla fase preliminare senza incriminarlo né scagionarlo. Stessa cosa è accaduta con l’inchiesta americana del procuratore speciale Robert Mueller sulla pubblicazione delle email dei democratici Usa da parte di WikiLeaks che si è chiusa senza che Mueller chiedesse alcuna incriminazione né per Assange né per nessun altro appartenente di WikiLeaks.
Al momento, l’unica indagine aperta è quella del Grand Jury di Alexandria per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano: qui Assange rischia che l’Inghilterra lo estradi negli USA, dove difficilmente uscirebbe mai di prigione.
Dal 2007, WikiLeaks ha pubblicato oltre un milione e 200.000 documenti riservati: dalla guerra in Afghanistan fino alle rivelazioni sulla corruzione in Kenya. Grazie a WikiLeaks il mondo ha scoperto come vengono torturati i prigionieri catturati dagli Usa e detenuti a Guantanamo. Proprio nel 2010 Assange svelò il contenuto di alcuni documenti riservati dai quali emersero aspetti nascosti della guerra in Afghanistan: civili assassinati, occultamento di cadaveri, esistenza di un’unità segreta americana dedita a “fermare o uccidere” i Talebani anche senza un regolare processo. Il 7 dicembre 2010, Assange si presentò spontaneamente a Scotland Yard, dove venne arrestato (su mandato di cattura europeo). Dopo nove giorni di carcere venne rilasciato su cauzione. Il vero pericolo, da allora, è la possibile richiesta di estrazione negli Usa, una volta che Assange venisse trasferito in Svezia: l’accusa per spionaggio, negli Stati Uniti, può costare l’ergastolo e anche la pena di morte.