Arrivano bruttissime notizie per automobilisti e autotrasportatori che, grazie all’aumento del carburante, dovranno sborsare un bel po’ di soldi in più se vorranno viaggiare.
Così mentre Matteo Salvini tra un viaggio e l’altro mangia cotolette, polente e panini, arriva, nel mondo reale, la stangata sul diesel di ben 6 miliardi.
I tempi cambiano e, sebbene il vicepremier avesse garantito in campagna elettorale l’eliminazione di tutte le accise, oggi si scopre che non solo il suo governo non ha provveduto all’eliminazione delle imposte, ma addirittura si appresta a guadagnare ancora di più sul carburante, riducendo così la differenza di tassazione esistente tra gasolio e benzina. In sostanza si tratta di un innalzamento della tassazione indiretta mascherata da una revisione delle agevolazioni fiscali, in grado di pesare sulle tasche di automobilisti e autotrasportatori per 6 miliardi di euro.
Un aumento dovuto per le clausole di salvaguardia che, altrimenti, vedrebbero lo scatto di 23 miliardi di aumenti Iva per il 2020 e 27,6 per il 2021.
Il reale obiettivo del taglio delle tax expenditures è quello di aumentare il gettito fiscale delle imposte indirette senza che si venga a sapere per evitare ripercussioni sull’imminente voto europeo.
Il taglio delle tax expenditures colpirebbe il gasolio, che oggi subisce un’accisa inferiore del 23% rispetto alla benzina. La motivazione secondo la quale il motore diesel è più efficiente del benzina non è sufficiente – secondo il MEF – a giustificarne la minore tassazione. Il governo lega a questo provvedimento anche una motivazione ambientale alquanto debole.
Una “tassa” che graverebbe per ben 6 miliardi secondo le valutazioni di Assopetroli, sui settori della logistica, dei trasporti e dell’agricoltura.